60 storie per raccontare l'Italia, Gianni Molinari a Napoli Città Libro

Sono le storie di tutti i giorni a descrivere il paese reale. Ne è convinto Gianni Molinari, giornalista del Mattino, che le ha raccontate nel suo libro «#Italia...

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Sono le storie di tutti i giorni a descrivere il paese reale. Ne è convinto Gianni Molinari, giornalista del Mattino, che le ha raccontate nel suo libro «#Italia 2018. 60 storie per capire la Terza Repubblica». Edito da Guida, il volume è stato presentato in anteprima a «Napoli Città Libro» da Alessandro Barbano, direttore del Mattino, Luca Meldolesi, docente di politica economica e Vincenzo Marino, giornalista. Come siamo arrivati al risultato elettorale di poche settimane fa? Quale Italia esiste che i giornali e le televisioni ancora non hanno raccontato per bene? Con queste sessanta microstorie di successi e insuccessi, con protagonista per lo più gente comune, l’autore prova a fare un ritratto semplice ma efficace del nostro Paese.

 
C'è la storia di Carmine, ex detenuto, che deve vivere facendo la spola tra i centri di prima accoglienza nelle Marche ma no può spostarsi molto perchè non ha i soldi per pagarsi il biglietto; c'è la storia dell'operaio che ha fisicamente spento l'altoforno 4 di Piombino; poi c'è il ragazzo che fa le cozze nel mar piccolo di Taranto e di fronte guarda l'Ilva ma anche l'arsenale militare in un equilibrio ecologico fragilissimo che per lui è vita ed è speranza. Sono tutte storie di uomini e donne che vivono il quotidiano come moderni Ulisse di Joyce. Messe insieme fanno l'Italia, «quella che va per i fatti suoi», come dice Molinari. 
 

«C'è una differenza enorme tra il paese reale, la sua rappresentazione e l'interpretazione che la politica ne fa - ha spiegato l'autore - Raccontando queste storie ho cercato di cogliere qualcosa di laterale, piccole storie che raccontgassero qualcosa di più grande. Lì capisci che c'è un lavoro che è ancora tutto da fare e parte dall'idea che bisogna riconoscere il paese reale dalle piccole cose. Non è una banalità dire che si comincia dai marciapiedi. Dobbiamo farlo noi giornalisti raccontando quello che accade e chi ha la responsabilità di aggiustare le cose e cambiarle oppure un giorno di dire che non c'è più bisogno del marciapiede ma si va tutti su auto che non hanno nemmeno le ruote». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino