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"Abitare la scuola" (Armando Editore) è la nuova guida didattica di Claudia Gattella, insegnante, formatrice e autrice. Un testo che propone una via innovativa di vivere la scuola con amore, scienza e senza conflitti attraverso input pedagogici e prassi didattiche, attuali ed applicabili. Infatti il volume è ricco di esempi ed esperimenti utili al raggiungimento di uno stato di benessere per chi vive la scuola, sia i bambini, sia i docenti, gli insegnanti, i dirigenti, sia i genitori.
La guida detta un'impostazione scolastica che permetta la crescita sicura, anche sotto il profilo emotivo, oltre che cognitivo, degli alunni.
Il lavoro è il risultato di anni di sperimentazioni sul campo coi bambini, le famiglie ed i docenti, che hanno deciso di lavoare attraverso il metodo illustrato da Gattella in una scuola dell'infanzia in Abruzzo.
Claudia Gattella è nata in Svizzera, ma vive in Abruzzo, a Vasto.
Come si abita la scuola?
«Si abita proprio come una casa, dove ciascun abitante ha i propri compiti e ruoli e il proprio benessere, in cui vuole stare e non scappare. Abitare la scuola oggi è difficile, ognuno si sente invaso dall'altro, gli insegnanti dai genitori, i genitori dagli inssegnanti e i dirigigenti dalle faccende burocratiche. In questo momento storico c'è una grande confusione tra educazione e formazione, se non si prende in carico la parte educativa con la famiglia, non c'è quell armonia che facilita la formazione dei bambini. Nel libro racconto quello che ho provato in 26 anni di esercizio nelle scuole abruzzesi, d'avanguardia per tanti motivi, che hanno trovato questo format, che dovrebbe diventare un modello scolastico».
Qual è il consiglio agli studenti, ai genitori e agli insegnanti?
«Non sentirsi in trincea, ma tornare a stare insieme. Cominciare a stare davvero insieme: i docenti hanno paura dei genitori, che a loro volta hanno paura della scuola. Vengono ghettizzati. Questo non dovrebbe esistere. Non ci dovrebbero essere trincee, bisognerebbe cooperare. Adesso la scuola deve smettere di essere sterile».
Per ogni periodo storico si vive la scuola in modo diverso?
«La scuola è lenta e fuori, invece, è tutto veloce. Non c'è coesione tra mondo esterno e scuola. C'è ansia e dispersione. La scuola dovrebbe riuscire a uscire fuori e il fuori a entrare dentro: il territorio può formare ed educare, la biblioteca, il museo, il parco».
Progetti futuri?
«Speranza di poter raccontare alle scuole il progetto e, soprattutto, sogno che questo format si applichi nelle scuole italiane. Poi, vorrei scrivere per i bambini». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino