Iannelli, se Pulcinella è costretto a vivere nella Terra dei Fuochi

Iannelli, se Pulcinella è costretto a vivere nella Terra dei Fuochi
La vita è fatta di testimoni oculari. Come di fronte a un delitto, a una catastrofe, c’è chi quell’esperienza l’ha vissuta in prima persona e prova a raccontarla. Succede...

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La vita è fatta di testimoni oculari. Come di fronte a un delitto, a una catastrofe, c’è chi quell’esperienza l’ha vissuta in prima persona e prova a raccontarla. Succede in questo modo che chi ha vissuto storicamente un dramma come quello della Terra dei Fuochi provi a raccontarlo, oltre che a combatterlo con le ideali armi dell’arte, della denuncia e della memoria.


Angelo Iannelli interpreta da anni la maschera di Pulcinella, lì che è nato a Brusciano 44 anni fa, poco distante quella Acerra che tradizione vuole sia stata la terra natale del Cetrulo, personaggio universale che incarna vizi e virtù partenopee. Ma oggi quella terra – Acerra, Nola, Marigliano – è chiamata triangolo della morte per l’incredibile quantità di tumori scontrati negli ultimi 30 anni e per uno scempio, quello delle campagne, perpetuato con l’avvelenamento dei terreni, le discariche della camorra, la tossicità dei Regi Lagni e tante altre storie che balzano dolorosamente agli occhi giorno dopo giorno. Ed è un canto di dolore quello che Iannelli affida alle pagine del suo libro “Io nella terra dei Fuochi” (Albatros edizioni, 114 pagine). In copertina c’è lui, Angelo, vestito da Pulcinella disperato. Alle sue spalle, un cumulo di rifiuti che arde dove un tempo c’erano pascoli e terreni degni di quella che fu, al tempo dei romani, la Campania Felix.


Ed è quella campagna rigogliosa che l’autore ricorda, narrando della sua infanzia contadina. Un tempo nemmeno troppo lontano, gli anni ’70, quando scorazzava spensierato tra volpi e rane, quando beveva acqua limpida, ricca di minerali, quando dava una mano per la raccolta di gustosi pomodori San Marzano, quando i rapporti tra gli uomini al lavoro erano di complicità e affetto, quando ti terreni di patate, cavolfiori, fagiolini, erano generosi. Oggi quegli stessi terreni sono diventati discariche, gli animali muoiono per la diossina, gli uomini – amici, parenti – si sono ammalati di tumore, le acque sono veleni, e tutto è regolato dalla legge del becero profitto. Ecco perché, dopo una profonda crisi esistenziale, Iannelli ha indossato la maschera di Pulcinella e ha cominciato a combattere, partecipando a manifestazioni e incontri. Al suo fianco, don Maurizio Patricello e don Aniello Manganiello, che hanno firmato le prefazioni a questa intensa biografia del rimpianto e del desiderio di riscatto. “Vuoi vedere che al futuro dell’Italia ci deve pensare Pulcinella? – scrive Iannelli –. Mentre gli americani hanno superman, i napoletani hanno Pulcinella. Ai cattivi pensaci tu. Piglia nu bastone e falle rognole rognole a chisti fetienti…”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino