Sua Maestà il Bambino. È passata molta acqua sotto i ponti da quando Sigmund Freud ironizzava sulla condizione dell’infanzia come invenzione ottocentesca, per...
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Il tema, nei suoi molteplici aspetti, sarà affrontato a Napoli durante gli appuntamenti organizzati per la quarta edizione di «Essere bambino. Le giornate per il benessere dell’infanzia e della famiglia», curata dall’Associazione di promozione sociale «Oltre la tenda, uno spazio per crescere». Quest’anno, il centro di psicologia vomerese - che si avvale del patrocinio dell’Università Suor Orsola Benincasa, della Regione Campania, del Comune di Napoli e del Comitato Regionale Unicef - ha infatti deciso di mettere a fuoco un tema “eticamente sensibile”: «Educazione alla diversità. La crescita tra creatività, autonomia e rispetto». Riflessione a più voci che giunge quanto mai opportuna, e che sarà declinata attraverso un convegno, in programma giovedì 20 ottobre (dalle ore 15, presso la Sala Villani dell’Università Suor Orsola), e una manifestazione pubblica, domenica 23 ottobre (dalle 10.30, nella zona pedonale di Via Luca Giordano), tra stand informativi, laboratori gratuiti, incontri, performance artistiche, concerti live e danze. L’obiettivo? «È quello di contribuire – spiegano gli organizzatori – in modo incisivo e condiviso alla promozione del benessere psico-fisico e alla prevenzione in ambito psicologico. Per questo l’evento prevede la partecipazione di altre associazioni e organizzazioni che rappresentano alcune importanti realtà partenopee in questo ambito: testimoni, sul nostro territorio, di una forte rete di sostegno per le famiglie, pronta a intervenire in ogni situazione».
Già. Qualche nome? Ci saranno, tra gli altri, ArtiTerapeutiche, dedita all’arte e alla relazione d’aiuto; Voce&Dintorni di Anna Marsicano, che si occupa di logopedia e canto; Obiettivo Persona, centro di psicoterapia umanistica; Isolimpia, Giochi Isolimpici Partenopei; Nea Zetesis, Istituto di Psicologia umanistica Esistenziale e transpersonale; Fondazione Govoni per lo studio e la cura di autismi e disturbi della comunicazione; Aid (Associazione italiana dislessia). Non solo. Tra gli ospiti del convegno e della tavola rotonda (che prevedono gli interventi di Enricomaria Corbi, Maria Beatrice Giordano, Fabrizio Manuel Sirignano, Laura Mancini, Francesca Cannata, Walter Mastropaolo e Fiammetta Miele, moderati da Francesco Bellofatto), anche la giornalista Maria Luisa Sgobba, autrice di un libro per bambini dal titolo Bullo macigno (Progedit editrice, con illustrazioni di Chiara Gobbo): una storia emblematica, in forma di filastrocca, che narra con efficace semplicità i retroscena di comportamenti infantili prepotenti, arroganti e devianti dietro i quali esiste un oggettivo e spesso ignorato disagio, che dai carnefici si trasferisce sulle vittime, in un circolo vizioso e perverso che può essere spezzato recuperando in primis, magari con un sorriso, l’uso corretto delle parole: che possono pietre o frecce scagliate contro bersagli mobili, o balsami per le ferite inferte dalla vita.
“Bullo macigno”, il protagonista della storia di Sgobba, è un bambino fuori misura, massiccio ineducato e violento, figlio di papà Monte dei Maschi che lo istiga all’aggressività e alla sopraffazione attraverso la sua forza fisica, e di Mamma Cisterna che tende a colmare il disagio di averlo messo al mondo così grosso e “diverso” dagli altri, stemperandolo in un permissivismo che concede ogni cosa ai capricci del figlio. Il risultato è che il bambino, già additato per la sua insolita mole e, peggio, per la sua cattiva educazione che lo porta a prevaricare gli altri in un crescendo di emarginazione e dispetti, non riesce a dosare né le forze né tantomeno le parole, finendo per costruire intorno a sé una gabbia che lo isola dagli altri. Fino a quando, almeno, non scoprirà il codice giusto per comunicare accettando le regole dell’arte del convivere. E saranno proprio i suoi coetanei ad aiutarlo a capire: a dimostrazione che, a saperli ascoltare, i bambini davvero possono «pensare grande», come sottolinea in un suo libro il maestro della comunità-laboratorio di Cenci, Franco Lorenzoni.
Sgobba, che ha una formazione umanistica e oltre ad essere giornalista di Mediaset da Bari e mamma di due figli è anche presidente regionale dell’UCSI Puglia, sa bene che dall’uso della parola dipendono tante cose: anche per questo, in Bullo macigno ha scelto la forma poetica della filastrocca: per arrivare più direttamente al cuore di tanti. E far comprendere, così, quali vie siano possibili intraprendere per l’«informazione e la prevenzione per il disagio dell’infanzia», non a caso titolo del suo intervento a Napoli. In questo senso, il suo albo (adeguatamente illustrato dal tratto rotondo e colorato di Chiara Gobba) è sì dedicato ai più piccoli, ma destinato anche - come sottolinea nel libro Don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile «Cesare Beccaria» di Milano, avvezzo a trovarsi fra bulli con il bisogno primario di comunicare – «agli adulti e a tutti quelli che non si sottraggono all’impegno e alla gioia di educare». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino