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Nel suo pontificato, Papa Francesco esorta continuamente i membri della Chiesa “per mobilitare un processo di riforma missionaria ancora da compiere”, come scrive in “Evangelii Gaudium”. E, interpellando le coscienze di tutti - credenti e non credenti, laici e religiosi - pone da sempre al centro le “periferie” (geografiche ed esistenziali, concrete e simboliche) come cuore di una chiesa in cammino, ospedale da campo per le ferite dell’umanità: anche quelle inferte dall’umanità stessa all’ecosistema con un’emergenza ambientale e climatica ormai ineludibile, sotto gli occhi di ognuno. Per questo, con la sua seconda Enciclica del 2015, “Laudato si’”, il carismatico Pontefice gesuita argentino che ha scelto il nome del Santo di Assisi ha sentito l’urgenza di “entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune” e soprattutto alla sua “cura”. E prende allora le mosse proprio da un passo di questa Enciclica un atteso incontro pubblico, promosso a Procida il 5 settembre (alle ore 19, in piazza Marina Chiaiolella) dalle comunità ecclesiali in collaborazione con il Comune, dal titolo: “In dialogo per la cura del Creato, la nostra Casa Comune”.
Protagonisti dell’evento, nato dal desiderio delle operose comunità procidane di offrire un contributo di approfondimento al messaggio di pace, giustizia sociale e salvaguardia del Creato costantemente lanciato dal Papa, saranno l’Arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, in dialogo con il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, moderati dalla giornalista dei periodici San Paolo, Vittoria Prisciandaro (l’incontrò sarà trasmesso in diretta da Nuvola tv sul Canale digitale terrestre 299 e sui social dedicati di Procida Tv, Fb e YouTube).
E proprio da queste ultime tre righe del passo 10 dell’Enciclica “Laudato si’”, qui evidenziate in corsivo, prenderà così le mosse il confronto procidano tra due autorevoli voci, religiosa e laica, della Chiesa contemporanea: un vescovo mite dalla parte degli ultimi, un giornalista empatico cercatore di verità. Un modo, pure, per far sentire, nell’anno speciale di Procida Capitale italiana della Cultura, anche le voci dell’anima più profonda e nascosta dell’isola: quella “Procida sacra” con il suo patrimonio antropologico, materiale e immateriale, recentemente analizzato da una significativa pubblicazione curata da Salvatore Di Liello per Nutrimenti e segnato in profondità da una religiosità e da antiche devozioni maturate nell’universo bizantino altomedievale, poi sviluppate in età post-tridentina con le celebrazioni della Passione di Cristo nella Settimana Santa, con la teatralità delle sue processioni e il culto e la carica comunicativa tutta femminile dei suoi “Quadrilli”. Una religiosità di comunità approdata oggi, tra radici identitarie e sfide del futuro, in una ricerca di senso che offra un supplemento di pensiero sul delicato equilibrio dell’ecosistema e delle relazioni umane. Oltre l’effimero.
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Il Mattino