Eduardo De Filippo, gli scritti inediti al festival delle corrispondenze: «Tutti mi vogliono, che bello»

La rassegna a Monte del lago di Magione, sul Trasimeno

Eduardo De Filippo con la figlia Luisella
«Caro Paolo, con cuore fraterno, comprensivo e napoletano ti auguro la grande gioia del successo. La prima pietra è su: forza! Tuo Eduardo». Così Eduardo...

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«Caro Paolo, con cuore fraterno, comprensivo e napoletano ti auguro la grande gioia del successo. La prima pietra è su: forza! Tuo Eduardo». Così Eduardo De Filippo manifestava soddisfazione per l'impresa dell'amico Paolo Grassi, artefice, con Giorgio Strehler, del Piccolo di Milano in un'Italia appena risorta dalle macerie belliche. La lettera, infatti, è datata 14 maggio 1947, data di fondazione di un teatro che oggi tra i più importanti in Europa. «Carissimo Lucio, ebbi il tuo telegramma per la definizione dei “Fantasmi” in America e ora attendo tue precisazioni. Che succede, mio Dio? Tutti i giorni, da tutte le più belle parti del mondo, viene chiesto il mio repertorio È troppo bello per esser vero». Qui Eduardo risponde a Lucio Rudenti, co-fondatore e direttore della rivista «Il dramma», che pubblicò alcune sue commedie. Le due lettere fanno parte di altrettanti carteggi del drammaturgo, che saranno presentati oggi pomeriggio al «Festival delle corrispondenze», grazie al sostegno della fondazione intitolata a Eduardo. La rassegna è in corso fino a domenica a Monte del lago di Magione, sul Trasimeno, in Umbria. Alle 17, sulla terrazza della Fattoria Luca Palombaro, ne discuteranno Giusi Gresia, per la fondazione De Filippo, e Maria Procino, sollecitata dalle domande del critico teatrale Gianfranco Capitta. Infine, saranno letti alcuni passi più significativi.

Laureata in Lettere e Scienze archivistiche, Procino, per conto della fondazione, da anni studia e cataloga lo sterminato archivio De Filippo custodito nel Gabinetto Viesseux di Firenze: «Si tratta di circa 25.000 scritti, ricevuti da personaggi illustri, ma anche da tante persone comuni, cittadini-spettatori che gli scrivevano e ai quali, pur se con poche parole, lui rispondeva». Le lettere di Eduardo, che fanno parte dei carteggi, invece, sono conservate nell'archivio storico del Piccolo Teatro di Milano - Teatro d'Europa (a Grassi) e nel Centro studi del teatro nazionale di Torino (Ridenti. E raccolti in due volumi, editi a suo tempo da Guida in collaborazione con la fondazione.

Destino scritto quello della Procino: «Conobbi Eduardo a 17 anni. Dopo aver visto “Gli esami non finiscono mai”, gli scrissi e fui invitata al San Ferdinando. Ci incontrammo più volte. E lui parlava, parlava di tutto, progetti, speranze, commedie, rapporto coi genitori, politica, il suo teatro. Era un chiacchierone, almeno con me. Ma ogni giorno, ricevendomi, mi chiedeva innanzitutto: “Hai studiato?”. Poi sono stata assistente e segretaria del figlio Luca per molti anni. Fu sua l'idea di ordinare la corrispondenza del padre. Era naturale che... come dire, sarei rimasta in famiglia». Che cosa emerge leggendo quelle lettere? «L'amicizia e la stima che nutrivano l'un l'altro quegli uomini di intelletto e cuore non comuni; il rigore, il rispetto, la tenacia, la puntigliosità: una lezione di vita; e l'amore per la cultura, la fede nella sua forza come strumento di conoscenza, contro l'ignoranza e la stupidità, e anche come occasione per creare lavoro. Eduardo mi parlava spesso dei suoi sogni: nel San Ferdinando voleva istituire una scuola che addestrasse non soltanto attori, ma anche tecnici e personale amministrativo. Purtroppo, mentre Grassi e Strehler furono sostenuti da politici lungimiranti, a Napoli Eduardo trovò ottusità, se non ostilità. Chiese finanziamenti alle banche. La risposta fu: il teatro non è di pubblica utilità. E lui si rivolse ad Andreotti, allora sottosegretario a Turismo e Spettacolo: “Se il teatro non è di pubblica utilità, allora io e lei che ci stiamo a fare?”. E in un articolo apparso sull'Unità il 27 settembre '59, commentò amaro: «Può sembrare incredibile, ma quella sera, al San Ferdinando non si fece vedere nessuno, né il sottosegretario Andreotti... e neppure venne qualche funzionario di second'ordine... Se avessi inaugurato un vespasiano mi avrebbero riconosciuto maggior merito». 

Ora la Procino e la fondazione stanno lavorando sul carteggio con Giulio Einaudi, che pubblicò l'opera omnia di Eduardo: «Ma aspettiamo da tempo che dalla casa editrice ci giunga il nulla osta per continuare». E lanciano un appello ai privati: «Chi avesse risposte di Eduardo alle lettere che gli inviarono, le recapiti alla sede della fondazione. Un altro progetto in cantiere riguarda proprio la vasta corrispondenza con i cittadini-spettatori». 

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Il Mattino