Elogio di Tullio Pironti, il libro omaggio a due anni dalla scomparsa

Il volume ospita il contributo di oltre trenta tra scrittori, giornalisti e attori

Elogio di Tullio Pironti, il libro omaggio a due anni dalla scomparsa
Riprende il titolo di una delle collane lanciate dal pugile editore scomparso nel settembre di due anni fa il libro appena pubblicato da Langella Elogio di Tullio Pironti (pagine...

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Riprende il titolo di una delle collane lanciate dal pugile editore scomparso nel settembre di due anni fa il libro appena pubblicato da Langella Elogio di Tullio Pironti (pagine 167) che sarà presentato, e regalato in una edizione fuori commercio, domani alle 17,30 nel ristorante dove Tullione era un habitué e dove portava anche i suoi autori, Al 53 di piazza Dante.

Il volume ospita il contributo di oltre trenta tra scrittori, giornalisti e attori, insieme al ricordo del sindaco Manfredi, e undici tra fotografie e disegni di, tra gli altri, Salvatore Ciaurro, Luciano Ferrara, Marco Maraviglia, Riccardo e Sergio Siano, Riccardo Piccirillo, Ernesto Tatafiore che firma il disegno in copertina. Il più accorato è Peppe Lanzetta, che si esprime quasi in toni poetici: «Tullio, mi manchi. Tu sei stato il bello. Il sole di maggio, le continue sigarette, il caffè e le spremute, un sorriso caramellato per qualcuno che veniva a salutarti, le tue partite con l'avvocato. Tu con le tante belle donne che avevi avuto e di cui ogni volta spifferavi un segreto». 

L'italoamericano John Domini ricorda i pranzi nelle bettole dei Quartieri spagnoli a base di «memorabili pasta e piselli» serviti direttamente dallo chef, «ma negli ultimi anni il cambiamento di umore, era diventato più silenzioso non era più una festa». Il suo romanzo Terremoto napoletano fu tradotto da Stefano Manferlotti che fu pagato dall'editore, scrive nel volume, dopo che insieme avevano preso il caffè. «Fuori al bar Tullio si chinò e tirò fuori da un calzino un fascetto di banconote. Chinatosi di nuovo, trasse dall'altro calzino un secondo fascetto, a completare la cifra che mi doveva». Titti Marrone sottolinea di «re Tullio» i grandi colpacci, il primo dei quali fu nel 1972 La lunga notte dei Fedayn di Mimmo Carratelli. Giacomo Cavalcanti, ex boss della mala flegrea che ebbe l'occasione di pubblicare il suo romanzo La rondine da terra non sa volare con Pironti, racconta di un editore molto attivo nel sociale. Negli anni Settanta sovvenzionò a lungo una palestra di pugilato, l'Alcione, all'interno di un palazzo di piazza Dante, dove ospitava anche i ragazzi a rischio. 

Per Antonella Cilento «la figura di Tullio era di quelle spavalde, capaci di combattere sempre, anche contro i mulini a vento». Secondo Maurizio De Giovanni Pironti non vendeva libri, li conferiva come una medaglia o un titolo, come una onorificenza o un premio. Una volta che si entrava in libreria, «prima o poi ti parlava e prima o poi ti faceva qualche domanda, e tu gli rispondevi, e ti sembrava una chiacchiera leggera con uno per strada e invece era un censimento, uno studio profondo e articolato della tua personalità e della tua storia, teso a un unico fondamentale scopo: scoprire quale libro importi». Antonio Franchini, esperto di arti marziali e l'editor che ha portato alla Bompiani Libri e cazzotti, confessa che Tullione, ogni volta che l'incontrava, lo sfidava a combattere. «Ancora ho un destro potente!». Negli ultimi giorni addirittura avrebbe voluto organizzare un incontro pubblico, su un ring vero, a piazza Dante, di fronte a tutti, perché tutti dovevano capire che lui ancora era capace di mettere al tappeto chiunque. 

Marco Ottaiano, che a lungo ha lavorato con lui, parla di lui come del «muto di piazza Dante», e l'altra sua storica consulente, Nora Puntillo, si augura che le istituzioni mantengano le promesse di intitolargli uno spazio nei giardinetti e di mettervi il suo busto. Finora non si è visto nulla. 

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Il Mattino