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Ad un anno dall'inizio delle sue attività con un progetto di residenze per artisti italiani, la Fondazione Paul Thorel, riparte su doppio binario: l'apertura, ieri, alle 19, di uno spazio espositivo nella sede storica dello studio/archivio a Chiaia (via Vittorio Imbriani 48) dell'artista, antesignano dell'immagine elettronica scomparso il 24 maggio 2020, e la presentazione della fotografa Lina Pallotta che, terza vincitrice della prima edizione del premio Thorel, s'insedia per la sua residenza.
Sara Dolfi Agostini, lei è la curatrice della fondazione. Da dove si parte?
«Da Paul Thorel: classe 1956, londinese di nascita e napoletano di adozione, cresce in Francia e incontra l'arte nell'atelier romano di Carla Accardi dove si forma ed esordisce ventenne. Ha dedicato la sua ricerca all'estetica dell'immagine elettronica sin dalla fine degli anni '70, collaborando con centri di produzione sperimentali in Italia e all'estero come artista e programmatore. La sua attività pionieristica al confine tra arte e nuovi media ha prodotto un serbatoio di opere d'arte che reinventano il linguaggio fotografico».
Di tutto questo oggi si occupa la fondazione a suo nome.
«È nata nel 2014, per volontà dello stesso Thorel, per la cura dei suoi archivi: migliaia tra lavori suoi, di artisti italiani e stranieri, la sua collezione di arte antica, moderna e contemporanea.
Veniamo ai progetti espositivi.
«Abbiamo inaugurato uno spazio e, in attesa della pubblicazione del catalogo, avviamo un percorso condiviso di rilettura della pratica artistica di Thorel, in dialogo con artisti italiani e internazionali che ha collezionato in vita».
Che cosa vedremo?
«In “Family&friends” presentiamo opere fotografiche vintage di Paul Thorel realizzate tra il 1986 e il 1995, anni in cui l'artista alterava ritratti fotografici di familiari e amici anticipando strumenti di manipolazione digitale che diventeranno popolari con Photoshop; tra questi un ritratto di Eduardo De Filippo del 1991 che precorre lo stile dagli anni 2000. Saranno in dialogo con Alberto Giacometti e Michel Auder che condividevano, ognuno nel proprio campo, un simile spirito di sperimentazione, di contaminazione tra vita e arte, l'affinità elettiva con i luoghi che hanno segnato la vita di Thorel, Parigi e Napoli. In particolare, esponiamo, la scultura in bronzo “Busto di Paola” di Giacometti, ritratto di Paola Caròla, psicanalista allieva di Jacques Lacan e madre di Thorel; la fotografia “Viva Positano” di Michel Auder, dedicata alla sua prima moglie, attrice e musa di Andy Warhol, e il video “Polaroid cocaine”, una raccolta di immagini tratte da libri e riviste cui Auder affida la confessione della sua relazione ossessiva con le immagini.
Veniamo alle residenze.
«Diamo il benvenuto a Lina Pallotta che per un mese sarà con noi. La foresteria è dotata di tecnologie all'avanguardia che permettono la realizzazione in loco di opere digitali di alta qualità, dall'elaborazione e la stampa dei file, fino al montaggio e alla messa in cornice». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino