Giacomo Matteotti, all’Archivio di Stato di Napoli un ritratto familiare

All’Archivio di Stato oltre 300 foto, libri, documenti e video

I funerali di Matteotti
Oltre alle trecento tra fotografie e gigantografie, pannelli esplicativi, libri, documenti video e audio come il discorso funebre di Filippo Turati, nella mostra itinerante...

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Oltre alle trecento tra fotografie e gigantografie, pannelli esplicativi, libri, documenti video e audio come il discorso funebre di Filippo Turati, nella mostra itinerante «Giacomo Matteotti. Ritratto per Immagini», inaugurata ieri all’Archivio di Stato di Napoli e visitabile fino al 15 maggio, sono in esposizione le lettere alla moglie Velia e la borsa di lavoro del socialista trucidato dai fascisti un secolo fa, il 10 giugno del 1924. Prossime tappe della mostra, dopo Napoli, Londra e a Monaco. 

«Raccontare la vita di un uomo per immagini è difficile quanto suggestivo, soprattutto quando quell’uomo ha avuto una levatura morale come Matteotti» ha sottolineato la direttrice dell’Archivio, Candida Carrino

Per Francesca Amirante, consigliere del sindaco Manfredi per il patrimonio culturale diffuso, «adesso diventa fondamentale coinvolgere le scuole. I ragazzi conoscono poco della storia recente, e un esempio come quello di Matteotti conserva un fascino e un’attualità straordinari». 

Amirante si è soffermata sulle immagini in mostra della bara con i resti del corpo del martire, ha ricordato le parole della moglie che pretese il rispetto della democrazia e rifiutò ogni privilegio, non volle che il treno sul quale viaggiava il feretro cambiasse orari, non volle un corteo di accompagnamento speciale della salma. «La mostra è stata pensata per diffondere i valori di Matteotti. E come possiamo sintetizzare il valore più alto che ha incarnato Matteotti? Io la chiamo libertà liberatrice, ecco lui è stato il martire della libertà liberatrice, perché il suo impegno per la libertà era di quelli che avevano come obiettivo principale liberare il prossimo e denunciare ogni forma di oppressione», ha detto Maurizio Degl’Innocenti, direttore scientifico della mostra insieme a Stefano Caretti. Matteotti già un anno dopo che i fascisti erano andati al governo, nel 1923, firmò un documento, «Un anno di dominazione fascista», esposto in originale in mostra, in cui, ha ricordato Degl'Innocenti, «senza tanti giri di parole condannava innanzi tutto lo squadrismo, la giustificazione della violenza nella gestione del potere, e poi le contraddizioni stridenti, contrariamente a quanto veniva strombazzato dalla propaganda, tra le politiche annunciate e quelle attuate, come ad esempio l'incentivo alla speculazione finanziaria». 

Nella parte della mostra dedicata alla evocazione artistica di Matteotti sono tanti gli esempi riportati. Il grande intellettuale spagnolo Miguel de Unamuno scrisse sul delitto una poesia mentre si trovava confinato nelle Canarie per la sua opposizione al regime di Primo de Rivera. Il romanzo giovanile di Marguerite Yourcenar, Moneta del sogno, ha al centro il racconto dell’attentato contro Mussolini compiuto da una donna in onore del padre antifascista e di Matteotti. 

George Orwell parlò del deputato socialista alla Bbc, il messicano Rivera raffigurò nel «murale Mussolini», alla New Workers School di New York, Matteotti pugnalato dai sicari. A Vienna, dove esiste un quartiere tutto dedicato a Matteotti, lo scrittore Stephen Zweig ricordò in Il mondo di ieri Giuseppe Germani arrestato nel tentativo di fare espatriare clandestinamente Velia e i suoi tre figli, la pittrice Trude Waehner dedicò una delle sue tavole «Libertà e diritto» all’assassinio di Matteotti. 

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Il Mattino