Effimero e vanità. Piacere e ostentazione. Ricchezza esibita, opulenta e sfrontata. In mostra, da domani 10 maggio al 5 agosto, nella Palestra Grande degli scavi di Pompei,...
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La mostra a Pompei, inaugurata dal direttore ad interim Alfonsina Russo, è stata promossa e curata da Massimo Osanna durante il suo mandato come Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, e da Demetrios Athanasoulis, Eforo delle Cicladi, ed è coordinata da Annamaria Mauro, architetto del Parco Archeologico di Pompei. 'Vanity: storie di gioielli dalle Cicladi a Pompeì è un'iniziativa che nasce nell'ambito della collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei e l'Eforia delle Cicladi, finalizzata alla più ampia realizzazione di programmi comuni di studio, ricerca, promozione e ampliamento della conoscenza delle rispettive realtà archeologiche, in passato strettamente collegate. Il percorso della mostra segue un criterio espositivo geografico (le Cicladi e la Campania, con epicentro Pompei) e cronologico (dall'VIII secolo fino all'eruzione del 79 d.C.).
L'allestimento vive del contrasto tra il materiale oscuro degli involucri espositivi che accolgono le teche, e che rimandano alla tragicità dell'eruzione, e la lucentezza dei preziosi reperti custoditi. Animano il percorso volti e figure da affreschi pompeiani, reinterpretati e presentati in una versione grafica contemporanea, che dà nuova veste al porticato ovest della Palestra Grande. « Pompei e Delos - ha dichiarato il direttore ad interim Alfonsina Russo - oltre all'eccezionale stato di conservazione che li contraddistingue e alla grande importanza dell'architettura pubblica e residenziale, hanno vissuto, analogamente, 'un'epoca d'orò intorno al II secolo a.C. Il benessere e la prosperità, testimoniati dai numerosi oggetti preziosi esposti, sono appunto l'espressione di un'economia in espansione che accomunava entrambe le realtà, tra loro connesse».
«Se da un lato Delos - ha proseguito Russo - ha avuto stretti rapporti con l'Italia e in particolare con la Campania, dall'altro il territorio pompeiano ha costituito un contesto in cui il mondo greco e quello romano si sono intrecciati in un dialogo unico». «A conferma degli stretti legami tra le diverse aree del Mediterraneo - ha dichiarato Massimo Osanna, curatore della mostra - i gioielli provenienti da Delos e dalle altre Cicladi saranno esposti accanto a gioielli coevi provenienti principalmente da Pompei». «E in alcuni casi - ha aggiunto Russo - da altri siti rilevanti dell'area campana, con due approfondimenti sulle Cicladi e sulla loro straordinaria civiltà preistorica, e, per l'età romana, su Pompei e sugli altri siti vesuviani, nei quali la distruzione del 79 d.C. ha determinato la conservazione di uno straordinario assortimento di gioielli. Eccezionale - ha ricordato ancora -dal punto di vista quantitativo e ritenuto pressoché unico nel mondo antico. La mostra si estenderà in una delle aree più suggestive di Pompei, già da tempo destinata a diventare contenitore espositivo».
«Una teca nella teca, all'interno di uno dei monumenti simbolo della città romana - ha anticipato Massimo Osanna - il portico occidentale della Palestra Grande, appositamente chiuso per l'occasione, con un apprestamento che potrà essere adoperato anche per successive esposizioni». «I gioielli provenienti da Delos e in generale dalle Cicladi - ha detto Demetrios Athanasoulis, Eforo delle Cicladi e co-curatore della mostra - offrono una panoramica più variegata dal punto di vista della cronologia e dei contesti di provenienza (necropoli, abitati, santuari). Tra i gioielli greci, eccezionali sono quelli provenienti da Delos, in particolare dall'abitato, risalenti a un periodo in cui strettissimi erano i rapporti commerciali e culturali tra l'area campana e l'isola cicladica, porto franco frequentato da mercanti di tutto il Mediterraneo, con una massiccia presenza di 'negotiatores' italici».
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Il Mattino