Gli scarrafoni di Pasquale Langella con Francesco Mastriani e Pietro Treccagnoli

Due uscite per lanciare sugli scaffali questi volumetti di piccolo formato (9x12) di 48 pagine

Pasquale Langella
«Ogni scarrafone è bello 'a mamma soja», cantava Pino Daniele riprendendo un adagio popolare. Un concetto che si può adottare per i libri di piccola...

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«Ogni scarrafone è bello 'a mamma soja», cantava Pino Daniele riprendendo un adagio popolare. Un concetto che si può adottare per i libri di piccola fattura ma dalle storie intense, come dimostra la nuova collana di Pasquale Langella, vulcanico libraio-editore di Port'Alba, intitolata, per l'appunto, «Gli scarrafoni». L'ispirazione è nata dalla volontà di omaggiare l'editore e critico d'arte Vanni Scheiwiller e in particolar modo la sua collana che conteneva l'Elogio del piccolo formato di Enrico Falqui. Sono due le uscite per lanciare sugli scaffali questi volumetti di piccolo formato (9x12) di 48 pagine, dal prezzo di 6 euro ciascuno.

Il primo è La festa di Piedigrotta e altre storie di Francesco Mastriani. Pochi ricordano che il maestro del giallo italiano (Il mio cadavere, 1853) e di capolavori come La cieca di Sorrento si occupò anche della redazione di alcuni scritti sugli usi e costumi del popolo napoletano per la celebre raccolta di Francesco de Bourcard a metà ottocento. Tra questi, un delizioso testo sulla più celebre festa napoletana, oggi riproposto nella nuova collana. Istituita da re Carlo III e sentita da tutte le classi, la Piedigrotta era dedicata alla festività della nascita della Madonna, l'8 settembre, ed era una di quelle ricorrenze per cui un napoletano era capace di sopportare un anno intero di fatiche pur di lasciarsi andare al divertimento. Eppure, era una ricorrenza religiosissima, onorata anche dalla presenza dei sovrani che da Palazzo Reale, in corteo, si recavano nella piccola chiesetta vicina al mare di Mergellina. Altri preziosi testi di Mastriani ritrovati e riproposti nel libretto sono Napoli dopo mezzanotte, che ricorda la figura scomparsa del caffettiere ambulante, e La capèra, personaggio capace di ridonare 10 o 15 anni di vita alle donne anziani grazie alla sua bravura di parrucchiera. 

Secondo volumetto degli «Scarrafoni» è Il napoletano che fondò Odessa e altre storie di Pietro Treccagnoli. Il giornalista e scrittore racconta la storia del grande ammiraglio e avventuriero Josè De Ribas, figlio di un diplomatico iberico al servizio di Carlo di Borbone, che a 20 anni lasciò la città partenopea per mettersi al servizio del conte Orlov in Russia. Dopo la guerra contro i turchi e la conquista di Odessa, fu lui a convincere alla fine del Settecento l'imperatrice Caterina la Grande di erigere una città sull'insenatura del Mar Nero e di chiamarla col nome di un'antica colonia greca, quella di Odessos. Una città nella quale, un secolo dopo, Giovanni Capurro ed Edoardo di Capua secondo la leggenda avrebbero scritto «'O sole mio", pensando al cielo patrio. Completano il volumetto altre riflessioni di Treccagnoli, che vanno dai suoi ricordi dell'allunaggio e delle sistole provocate dalle vaccinazioni della generazione dei boomers, fino alla sua devozione per un capolavoro della letteratura come Horcynus orca di Stefano D'Arrigo. 

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Il Mattino