Louis-Ferdinand Céline, autobiografia di guerra di un disertore a credito

Tutto comincia a luglio del 1944, quando Céline si rende conto che per lui, accusato di collaborazionismo con i nazisti che occupano Parigi, l'aria si è fatta irrespirabile

Louis-Ferdinand Céline
La pubblicazione di testi inediti di uno scrittore importante è sempre un evento, a meno che non si tratti di fondi di magazzino messi in circolazione per fare soldi o per...

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La pubblicazione di testi inediti di uno scrittore importante è sempre un evento, a meno che non si tratti di fondi di magazzino messi in circolazione per fare soldi o per ravvivare la fama dell'autore scomparso. Di Grande Evento si deve parlare per l'uscita di Guerra, di Louis-Ferdinand Céline, tanto più se si considera che la pubblicazione è il punto culminante di un vero romanzo giallo che ha come protagonista proprio il sulfureo autore di Viaggio al termine della notte, una delle vette della letteratura novecentesca.

Tutto comincia a luglio del 1944, quando Céline si rende conto che per lui, accusato di collaborazionismo con i nazisti che occupano Parigi, l'aria si è fatta irrespirabile. Basti pensare che nel suo stesso palazzo, a Montmartre, si riunisce una cellula di resistenti che discutono se giustiziarlo o soprassedere in nome della letteratura.

Così non rimane che la fuga. Con la moglie Lucette e il gatto Bébert prende un treno per la Germania, dove assisterà al crollo del nazismo e alla sconfitta militare del Reich (racconterà queste vicende nei tre formidabili romanzi finali, scritti e pubblicati prima della morte, avvenuta nel 1961). Naturalmente nella fuga precipitosa non c'è modo di salvare l'enorme quantità di manoscritti 5324 fogli che costituiscono un po' il suo laboratorio di scrittore. Se ne rammaricherà, a guerra finita e a fucilazione evitata, ma senza nessuna speranza di recupero.

Che cosa sia accaduta non si sa e probabilmente non si saprà mai. Nell'appartamento di rue Girardon si insediano altre famiglie e qualcuno trova i preziosi documenti: non li distrugge, per fortuna, ma nemmeno li rende pubblici. Almeno fino a due anni fa, quando un ex collaboratore di «Libération» fa sapere di averli ricevuti da un anonimo e li consegna agli aventi diritto.

Gallimard, editore di Céline, mette al lavoro un esercito di filologi, critici, biografi, calligrafi perché decifrino i manoscritti e ne assicurino un'edizione impeccabile. Il primo frutto di questo impegno è il romanzo Guerra, appena uscito in italiano da Adelphi nella traduzione di Ottavio Fatica (arduo impegno assolto onorevolmente).

Guerra è un romanzo con forte connotazione autobiografica, con un protagonista che si chiama Ferdinand come l'autore e una serie di comprimari in parte almeno frutto della fantasia. Si parte con il ferimento di Ferdinand e la sua avventurosa ricerca di un posto dove essere curato, tra scoppi di cannone e pile di cadaveri. Recuperate finalmente le linee amiche, eccolo in un improvvisato ospedale militare, dove c'è una capo-infermiera, l'Espinasse, che ha un modo tutto suo, e certamente poco rispondente all'etica professionale, per alleviare i patimenti dei feriti.

Eccolo poi, Ferdinand, fare amicizia con un malavitoso parigino, Cascade, marito e protettore di una prostituta, Angèle, anch'essa presente nei luoghi in cui il romanzo si svolge, tra il nord della Francia e il Belgio. Cascade sarà poi fucilato per automutilazione. Ferdinand, a sua volta, teme di essere accusato di diserzione. Arriva invece un encomio seguito da una medaglia, come è accaduto nella vita reale. Da disertore a eroe di guerra, il passaggio è quanto mai brusco: comporterà anche la venuta dei detestati genitori e un pranzo dal signor Harnache, ricco agente assicurativo per la stessa compagnia del padre di Ferdinand, pagine in cui la vena grottesca di Céline è ampiamente sfruttata.

C'è poi l'incontro con un ufficiale inglese, Purcell, cliente di Angèle, che si offre di portarli a Londra. Cosa che avviene e che è il punto di partenza del secondo romanzo inedito già pubblicato in Francia col titolo Londres.

Naturalmente non è dato sapere che cosa intendesse fare Céline di Guerra, né se considerasse definitiva la versione di cui in modi così avventurosi siamo venuti a conoscenza. Non si conosce nemmeno la data in cui il romanzo fu scritto, sicuramente dopo il Voyage, probabilmente prima di Morte a credito. Ma tutto sommato possiamo dire che è un argomento per filologi o per specialisti. Al lettore comune interesserà sapere che il romanzo non è forse all'altezza dei capolavori céliniani, ma è un'opera di tutto rispetto, certamente non un fondo di cassetto.

Per chiudere, un auspicio. La versione italiana di Morte a credito è pregevole opera del poeta Giorgio Caproni ma decisamente invecchiata. Dal momento che tra i documenti ritrovati c'è anche il manoscritto del romanzo non so se con varianti rispetto all'edizione corrente perché non pensare di apprestare una nuova traduzione italiana? 

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Il Mattino