Guerra, politica, scuola Orwell si racconta da sé

Guerra, politica, scuola Orwell si racconta da sé
Ristampe e nuove traduzioni delle opere di George Orwell (25 giugno 1903 - 21 genna1o 1950), passati i 70 anni dalla sua scomparsa, in virtù della scadenza del copyright...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Ristampe e nuove traduzioni delle opere di George Orwell (25 giugno 1903 - 21 genna1o 1950), passati i 70 anni dalla sua scomparsa, in virtù della scadenza del copyright stanno inondando le librerie, riproposte da varie case editrici. Da segnalare almeno La fattoria degli animali, tradotta, introdotta e annotata accuratamente da Stefano Manferlotti per Marsilio.


Nell'ambito del revival orwelliano merita un'attenzione particolare - oltre a Senza un soldo a Parigi e a Londra (Ortica, pagine 230, euro 14), prima opera pubblicata dallo scrittore nel 1933 - insieme a una raccolta di articoli, alcuni dei quali inediti in Italia, Autobiografia per sommi capi. Scritti autobiografici (cura e traduzione di Francesca Cosi e Alessandra Repossi, prefazione di Alessandro Gnocchi, Mattioli 1885, euro 15).


Gli interventi, selezionati con oculatezza in modo da permettere di seguire l'autore dal college fino al termine del secondo conflitto mondiale, possono essere considerati una sorta di avantesto degli orrori inscenati nel celeberrimo 1984 dall'implacabile narrazione ammonitrice di Orwell. Già da bambino, negli anni trascorsi al college St. Cyprian, il futuro scrittore ha modo di intravedere l'ipocrita e paternalistico moralismo dell'educazione scolastica inglese: «La vita era organizzata in maniera gerarchica e qualunque cosa succedesse era giusta. C'erano i forti che meritavano di vincere e vincevano sempre, e poi c'erano i deboli che meritavano di perdere e perdevano sempre, incessantemente». In tal modo, commenta in modo pertinente il prefatore, «La scuola è un'introduzione, un'esercitazione al classismo della società».


Dall'esperienza vissuta in Birmania, parte integrante, negli anni Venti del secolo scorso, dell'impero coloniale inglese, Orwell conserva l'atroce ricordo di una grottesca e macabra impiccagione. I modi assurdi e sconcertanti dell'evento gli prospettano il male insito in ogni forma di totalitarismo, spingendolo ad abbracciare la causa dell'individualismo libertario.
Allo stesso modo la guerra civile spagnola, combattuta dalla parte dei Repubblicani contro Franco, gli rivelerà l'abbrutente insensatezza della vita militare, «indipendente dal tipo di guerra che ci si ritrova a combattere»: «I proiettili feriscono, i cadaveri puzzano, spesso gli uomini sotto attacco sono talmente spaventati che se la fanno nei pantaloni». Lo scenario sembra riecheggiare i disperati tentativi dei soldati italiani di sfuggire all'inferno della trincea raccontati da Aldo Palazzeschi in Due imperi... mancati, ispirato ad un incondizionato antibellicismo. Vedendo uscire dal fronte fascista un uomo reggendosi i pantaloni, probabilmente sorpreso dal sopraggiungere di un attacco aereo, Orwell si rifiuta di sparargli: «Ero venuto a sparare ai fascisti, ma un uomo che si regge i pantaloni non è un fascista, è evidentemente un altro essere umano, simile a te, e non ti viene voglia di sparargli».
Sul banco degli imputati Orwell pone non solo il fascismo, ma anche l'intellighenzia di sinistra, pronta a passare dal ripudio della crudeltà bellica alla giustificazione delle atrocità commesse dal proprio schieramento politico: «Cose di questo genere mi spaventano perché in genere mi danno la sensazione che il concetto stesso di realtà stia svanendo».


L'atmosfera di plumbeo pessimismo, di cupa disperazione che siglano queste e altre pagine saggistiche (sull'antisemitismo, sulla degradazione sociale che regna negli ospizi notturni londinesi, sulla feroce ossessione per lo sport, imperante in Gran Bretagna, sulla prospettiva apocalittica della bomba atomica) la ritroveremo nell'impietosa, anticonsolatoria prosa di 1984.


Illuminanti, a tal proposito, appaiono le riflessioni di Orwell sul suo mestiere di scrittore, elaborate nell'immediato secondo dopoguerra, alla vigilia della composizione del romanzo distopico: «Quando uno scrittore si impegna politicamente, dovrebbe farlo come cittadino, come essere umano, non come scrittore... qualunque cosa faccia al servizio del proprio partito, non dovrebbe mai scrivere dietro suo incarico». Naturalmente per l'autore questo non vuol dire sottrarsi a scrivere di politica: «Solo che dovrebbe farlo come individuo, come outsider, al massimo come guerrigliero indesiderato a fianco dell'esercito regolare». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino