Il Mattino a via Chiatamone: un amarcord fatto di volti, di vite e di storie

Gigi Di Fiore in un librino ricorda la storica redazione del quotidiano dal 1962 al 2018

Ci sono luoghi abitati da persone e persone abitate da luoghi. Nel secondo dei casi, il palazzo di via Chiatamone 65, sede de «Il Mattino» dal 1962 fino al 2018, ha...

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Ci sono luoghi abitati da persone e persone abitate da luoghi. Nel secondo dei casi, il palazzo di via Chiatamone 65, sede de «Il Mattino» dal 1962 fino al 2018, ha rappresentato per tanti napoletani e non un punto di riferimento culturale e un presidio di informazione autorevole, stesse missioni che oggi il nostro giornale continua a svolgere nella nuova sede di Torre Francesco al centro direzionale.

La vecchia redazione, a ogni modo, col tempo si è radicata nella coscienza come luogo dell'anima e della memoria: lo spiega bene il racconto «Via Chiatamone 65» di Gigi Di Fiore, cronista e saggista di lungo corso, che tra quelle mura ha trascorso gran parte della sua vita, pubblicato dalle Edizioni Langella di Port'Alba nella collana «Carte e Cartuscelle» (16 pagine in carta d'Amalfi, 25 euro, con tre fotografie di Sergio Siano).

Da Scarfoglio ad Ansaldo

Non si ricordano i giorni, si ricordano gli attimi, scriveva Cesare Pavese. Ed è così anche per Di Fiore, che inizia la narrazione da lontano, dal 4 maggio del '62 giornata anticamente dedicata ai traslochi quando «Il Mattino», fondato nel 1892 da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao, si spostò dagli storici locali dell'Angiporto Galleria all'edificio a due passi dal mare che aveva già ospitato la galleria commerciale Vittoria, un cafè chantant e il teatro Verdi.

Entrandovi per l'ultima volta e trovando tutto mutato, Di Fiore evoca alcuni protagonisti del più grande quotidiano del Mezzogiorno che in un altro tempo animavano le redazioni e le rotative. Giovanni Ansaldo fu il direttore che accettò di trasferirsi nell'immobile realizzato nel 1880, consapevole di fare un passo avanti verso la modernità.

La Spoon River dei ricordi

Tra i volti degli spazi che prossimamente ospiteranno un grande albergo spicca quello di Giancarlo Siani, che la sera del 23 settembre 1985 uscì da quella sede per andare incontro al suo tragico destino. Beffardo fu anche quello di Enzo Popoli, che dovette salutare la vita appena andato in pensione. Per Di Fiore Peppino Calise fu tra i più grandi capocronisti, così come Pasquale Nonno uno dei direttori più magnanimi. Nella sua narrazione Peppino Pacileo, Enzo Perez, Ciro Paglia, sembrano quasi diventare personaggi da romanzo, così come i vari Gigiù Avati, Elio Scribani, Carlo Franco, Fefé Indolfi, Arturo Fratta, Francesco Durante, e quel Roberto Ciuni che diresse il giornale nei difficili giorni del sisma del 1980.

Una Spoon River dolce e malinconica quella di Di Fiore, il cui appassionato racconto permette di mettere nero su bianco un'importante pagina di storia della città.

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Il Mattino