Un po' di fantascienza, un po' di metafiction e un'esperienza letteraria in cui si rischia di perdersi, come in un labirinto. Vengono in mente le atmosfere di Kafka e...
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Tali sono anche quelli di Lignola; una prosa densa di riferimenti alla letteratura sudamericana, rimandi e meccanismi circolari. In una città di confine, Juarez del Sud, si lotta per il potere. I contendenti sono grotteschi, malvagi, talvolta insignificanti: uomini e mostri che cercano, con la violenza dei gesti o con quella delle parole, di dominare la città. Poi c'è Janka sul confine, prima città dionisiaca della Storia, dove si generano versioni diverse dello stesso evento. "Questo è il modo in cui accadono le cose, tutto si dispiega davanti agli occhi dell'osservatore, che non vede niente" scrive l'autore con una prosa densa.
E i riferimenti sono ai luoghi reali come il fiume Sarno o la Torre Ovest e la Torre Nord, in cui possiamo intravedere quella Torre Annunziata in cui il narratore è vissuto. Un tema ricorrente è quello del male, non contrapposto al bene ma una sorta di costante annunciazione di qualcosa che sta per accadere. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino