Venerdì prossimo (14 giugno) alle ore 17,30 all'Istituto di Studi Filosofici (Palazzo Serra di Cassano, via Monte di Dio 14), Antonello Caporale,...
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Gli autori, è scritto nella presentazione del volume, cercano risposte a una serie di domande: come mai la corruzione ha così lunga vita nella storia del nostro Paese? Come mai resiste ad ogni epoca e ad ogni regime politico? Come mai questo tratto di continuità così capillare, quasi costitutivo del funzionamento delle istituzioni nel nostro Paese, non si riesce ad interromperlo? Perché ciò che è accaduto nel passato continua ad accadere oggi?
Le risposte partono tutte da un presupposto: non c’è altro comportamento criminale che scardina di più la percezione dello Stato e ne distrugge credenza e legittimazione. "I corrotti, nella stragrande maggioranza dei casi, sono uomini dello Stato, e i corruttori nella stragrande maggioranza dei casi sono imprenditori che hanno bisogno di autorizzazioni amministrative o hanno relazioni di affari e di fornitura con lo Stato - è scritto nella presentazione - La storia della corruzione non può essere trattata come semplice e riduttiva storia criminale che si affianca o scorre parallela e nascosta a quella ufficiale, ma è parte integrante della storia politica, economica e sociale dell’Italia. La corruzione e la mafia condividono la stessa storica impunità, perché entrambe attengono alle relazioni di parte della classe dirigente, quella più in grado di garantire a sé e ai suoi amici uno statuto di “ntoccabilità”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino