A giugno l'ispettore ministeriale Matteo Ricci (un nome da missionario, e non per caso) cala a Napoli per vedere certe carte del Comune che nascondono malversazioni di ogni...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Questo, all'osso, racconta La malanotte, romanzo d'esordio di Giuseppe Pesce. Dentro, però, ci sono svariate decine di altri lacerti di storie e un sacco di personaggi tutti variamente inessenziali: il classico scrittore Corrado Bove autore di Tu stai morendo e canti, il malvivente Ferdinando Russo con una paranza di giovani killer con una rosa tatuata, il tipografo Antonio Turco rovinato dai politici, il chiattone quattordicenne Carmine Piccirillo che muore alla guida di un motorino su cui viaggiano in tre, il puttaniere Mamazza pieno dei grattacapi che gli danno due figli indolenti, l'onnipresente «sciaffèr» Peppe Lamorte che scarrozza Ricci con l'auto blu, e il misterioso «Guaglione» a scrutare ogni scena in disparte e che solo all'ultima pagina si saprà chi è o, meglio, che cos'è...
Pesce ha molto studiato Malacqua, romanzo-culto di Nicola Pugliese le cui atmosfere condizionano anche La malanotte. Che però guarda pure al Pasticciaccio gaddiano, ed è a sua volta, come avrebbe potuto dire il commissario Ingravallo, uno gliommero, un guazzabuglio che gira sfrenato e regolarmente «a vacante». Libro tutto mentale e citazionista, senza nemmeno un'ombra di dialogo, è mosso da un'unica, potente ossessione: quella per Napoli, che lo abita in tutta la sua sontuosa, ctonia e - va da sé - notturna decadenza. Testo di tenore sperimentale, si segnala per ambizione e generosità, anche se gli avrebbe giovato un editing più paziente e accurato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino