«Getsemani o dell'inquietudine» la via Crucis di Tarantino

«Getsemani o dell'inquietudine» la via Crucis di Tarantino
Prima della Croce, nel Getsemani - il sacro orto degli ulivi sulla collina di Gerusalemme - Cristo si raccolse in preghiera e implorò al Padre suo: «Tutto è...

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Prima della Croce, nel Getsemani - il sacro orto degli ulivi sulla collina di Gerusalemme - Cristo si raccolse in preghiera e implorò al Padre suo: «Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Sulla scia di questa orazione solenne di Passione, Francesco M. T. Tarantino ha esteso in settantacinque componimenti-stazioni una sua personale via Crucis. Infatti, si intitola proprio «Getsemani o dell'inquietudine» la sua ultima e profondissima raccolta di liriche pubblicata per Marco Saya Edizioni (pagg. 108, euro 12).


Con una musicalità ora rarefatta, ora tagliente, il poeta calabrese fa dei versi tanto uno specchio del proprio vissuto e dei propri tormenti, quanto parola per testimoniare di un mondo «dove non ci sono più sogni da fare». Aderente alla Chiesa Valdese, studioso di teologia di lungo corso, Tarantino accende bagliori di cristianità, fa della poesia sorgente di pietà, segno di quel Dio che non può accettare l'immolazione e i sacrifici, ma vuol donare solo amore. Nei suoi versi continui sono i rimandi alle Sacre Scritture e ai personaggi che le abitano: ad Enoc il profeta che non conobbe la morte, a Iabes che supplicò Dio «di allargare i suoi confini e non patire il male», a quel re di pace e sacerdote di giustizia che fu Melchisedec. Quello di Tarantino è un poema che incensa e consacra il figlio di Dio venuto sulla terra per innalzare gli umili e rovesciare i forti, che «si è fatto carne e si duole/ e invoca pietà per il suo patire».

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Il Mattino