Mancano pochi giorni alla riapertura delle scuole anche in Campania. E ai tempi del Covid-19, capita che l’ansia da contagio e il rispetto spasmodico delle procedure di...
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Non stiamo parlando di un romanzo di distopico degli anni Cinquanta come Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, o dell’attualissimo e provocatorio Non leggerai di Antonella Cilento, ma della realtà. Che supera l’immaginazione. Lo denuncia Silvia Campanile, presidente dell’Associazione «Leggere Per», già docente di materie scientifiche ed esponente della Rete «Scuola e bambini nell’emergenza Covid 19» che già nella fase del lockdown ha promosso iniziative di sensibilizzazione sulla necessità di scuole aperte e diffuse sul territorio, e di una didattica in presenza, particolarmente utile ai ragazzi disabili, nella convinzione che «la scuola si/cura, non si chiude». Non a caso, si intitolava «Usciamo dagli sche®mi: spazio alla scuola!» una delle manifestazioni organizzate lo scorso maggio in piazza Dante a Napoli dal gruppo, che riunisce insegnanti, librarie per ragazzi e mamme attente alla centralità di bambini, ragazzi e adolescenti pur nella tutela della salute di ciascuno.
«Questo scempio, che abbiamo tentato di arginare recuperando ove possibile testi di pregio sottratti all’immondizia e messi in salvo a Villa Medusa, nella Casa del Popolo di Bagnoli, è un inquietante segnale di allarme, sintomo di un terrore generalizzato che non guarda in faccia a nulla», commenta amaramente Campanile: «Possibile – aggiunge - che vengano buttati libri additati come fonte di contagio, mentre i pc non subiscono la stessa sorte?». Le fa eco Paola Parlato, già docente di lettere, socia fondatrice di «Leggere Per» e membro della direzione della rivista di letture e letterature per ragazzi «Il pepeverde»: «Purtroppo, sta succedendo in molte parti di Napoli e dei suoi dintorni, da Torre del Greco a Cavalleggeri fino a Posillipo. Nei cassonetti, oltre a libri di valore, abbiamo trovato di tutto: strumenti pedagogici e materiali multibase per la didattica, persino banchi completamente nuovi ma a due posti, accanto a lavori significativi prodotti dai ragazzi stessi, memoria preziosa di percorsi formativi. Una débacle».
Già. Una “tendenza” sulla quale Cobas scuola ha aperto un’indagine. Ma anche un segno dei tempi sul quale riflettere: senza libri, tutte le gioie marciscono, diceva Elias Canetti. Triste rientro, quello di studenti privati del libro come amico che nessun tablet potrà mai sostituire… Leggi l'articolo completo su
Il Mattino