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Saranno i testi di Eduardo e i personaggi delle sue commedie più famose il cuore dello spettacolo-evento «I fantasmi di Napoli» che il Louvre, in una partnership senza precedenti con il Théâtre de la Ville e il Teatro della Toscana, ospita da domani al 3 luglio nell'ambito della grande mostra «Napoli a Parigi» realizzata con il museo di Capodimonte e i suoi capolavori e inaugurata nei giorni scorsi dai presidenti Mattarella e Macron.
Ideato da Emmanuel Demarcy-Mota su drammaturgia di Marco Giorgetti, lo spettacolo è un «progetto polifonico» che va alla ricerca «dello spirito di Napoli» e del suo immaginario nelle parole di De Filippo tra musica, canzoni e citazioni di Pirandello, Shakespeare e Pessoa, autori che gli sono per molti versi affini. «Il legame tra Eduardo e La Pergola viene da lontano ed è molto forte» dice Giorgetti, direttore generale del Teatro della Toscana. «A Firenze c'era la sua scuola di drammaturgia e negli anni lo abbiamo celebrato con un'importante mostra curata da suo figlio Luca con Maurizio Scaparro. Eduardo è un punto di riferimento anche nella programmazione del Teatro nazionale, è un gigante come Shakespeare e Molière, un autore immenso di cui non si può fare a meno». Come si articola la drammaturgia dello spettacolo? «È un intreccio tra opere diverse collegate a senso e a controsenso, un collage armonioso e composito sui temi dell'identità, del tempo, dell'illusione, sul dialogo misterioso tra vivi e morti, sull'eternità dei personaggi in confronto alla caducità di noi spettatori».
Eduardo è l'architrave, con estratti da «La grande magia», «L'arte della commedia», «Questi fantasmi!», «Filumena Marturano», «Le voci di dentro», «Napoli milionaria!», «Sabato, domenica e lunedì». Ma Giorgetti e Demarcy-Mota, che ha già messo in scena al Théâtre de la Ville che dirige «La grande magia» e ospitato «Tavola tavolo chiodo chiodo» di Lino Musella, hanno attinto anche alle poesie di De Filippo e alla sua traduzione in napoletano della «Tempesta» di Shakespeare. Accompagnandole, omaggio nell'omaggio, con la grande musica partenopea, dalla «Serenata di Pulcinella» di Cimarosa a «Reginella» di Bovio, «Malafemmena» di Totò e «Napule è» di Pino Daniele. Gli spettatori entreranno nella Grande Galerie e avranno il privilegio di ammirare in solitudine i capolavori della mostra in dialogo con Capodimonte affiancati dagli attori in una «passeggiata poetica», poi passeranno nella Cour Lefuel, per l'occasione aperta al pubblico, per l'allestimento vero e proprio. Nel cast assai nutrito che reciterà in francese, italiano e napoletano, anche Lina Sastri, Mariangela D'Abbraccio e Ernesto Lama, veterani del repertorio eduardiano, e Francesco Cordella nei panni di Pulcinella, artistico trait-d'union tra le varie anime del percorso.
L'idea portante della serata, spiegano gli autori, è quella «di tuffarsi nella ricchezza di una capitale cosmopolita, nelle sue tradizioni e nella sua profonda teatralità ma anche nella sua realtà di città moderna che De Filippo ha criticato e difeso.
Nello spettacolo c'è anche posto per il «testamento» che Eduardo pronunciò a Taormina nell'ultima uscita pubblica. «La sua ultima grande lezione» commenta Giorgetti: «Parlò del gelo che avvolge il teatro e del suo cuore che avrebbe continuato a battere anche dopo essersi fermato, perché nell'arte c'è l'immortalità. È come se ci avesse detto in quel discorso: attenzione, solo il teatro salva, a patto che gli si dedichi la vita».
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