Effetto Napoli: galleria tedesca a Palazzo Degas

Gisela Capitain sceglie Partenope per un grande progetto culturale

Gisela Capitain
Una grande fiducia nella capacità seduttiva di Napoli, che vince sullo stereotipo di città difficile in mano alla camorra. È stata questa certezza a far...

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Una grande fiducia nella capacità seduttiva di Napoli, che vince sullo stereotipo di città difficile in mano alla camorra. È stata questa certezza a far decidere a Gisela Capitain - una delle più importanti galleriste tedesche con attività quasi quarantennale, che si occupa di arte contemporanea internazionale dagli anni Ottanta a oggi, con doppia sede a Colonia e un grande spazio anche a Berlino - di scegliere Napoli per un ampio progetto culturale, «Zweigstelle Capitain», che inaugura sabato nella decadente bellezza dello storico Palazzo Degas, in piazza del Gesù (ore 18).

Non sarà un'operazione commerciale, ma un'occasione di scambio artistico con una proposta molto articolata che va dalle mostre ai concerti alle performance, con una prima trance di eventi che si terranno da ora sino a fine aprile e una seconda che prenderà il via in settembre. Si tratta cioè di una piattaforma espositiva mobile e flessibile (l'anno scorso ha debuttato con due mostre temporanee a Roma) che vuole dare vita a scambi di idee e nuovi contatti tra artisti.

«Il dialogo che si vuole creare non è legato solo alle arti figurative ma alle più diverse espressioni della creatività», spiega con entusiasmo Regina, la direttrice della galleria appena arrivata da Colonia: «Abbiamo puntato su Napoli perché è un luogo del desiderio, una città che riserva sempre sorprese, poco prevedibile e ricca di occasioni emozionali. La scelta dunque è quella di offrire agli artisti l'opportunità di legarsi a un luogo affascinante, un po' folle ma sicuramente speciale, diverso da qualunque altro».

Si comincia dunque sabato 18 con la mostra di tre artiste molto diverse per provenienza, stile e generazione: la napoletana ma romana d'adozione Isabella Ducrot, 92 anni; l'americana Jacqueline Humphries, 62 anni; la giovane canadese Liza Lacroix, 34 anni. Il vernissage prevede anche un concerto di Matt Haimovitz, una star internazionale del violoncello e anche compositore che presenta «Primavera project», 81 brani appunto per violoncello ma ispirati alla «Primavera» di Botticelli. Il sabato successivo, 25 marzo, ospite musicale sarà la mezzosoprano Johanna Bretschneider; il 15 aprile verrà invece presentato il volume Stoffe della Ducrot, sulla sua incredibile collezione di tessuti orientali; il 22 aprile sarà la volta della performance di Ivan Cheng «The divine comedy», di chiaro riferimento dantesco; il 29 aprile toccherà ad Alvin Curran e Marcus Schmickler con «Where Rhine and Tiber meet (on Hudson?)».

Ma cerchiamo di raccontare in anteprima la mostra. Isabella Ducrot, che da Napoli è partita alla scoperta del mondo seguendo la sua «via della seta», a caccia di stoffe meravigliose di cui è diventata collezionista ma trovando anche la sua tardiva vocazione artistica, alla città è sempre rimasta affettivamente molto legata («Napoli è un luogo dello spirito. Tutto a Napoli si riveste di religioso: dal sartù di riso al babà, da Maradona a San Gennaro», ha detto in una recente intervista). Qui presenta opere di grande formato su carta o su tessuto, pittura e collage, per lo più a tema geometrico ma anche floreale, dai colori vivaci che richiamano la bellezza delle trame orientali, testimoni della sua apertura a culture e tradizioni di altri mondi.

Jacqueline Humphries mostra invece gli esiti della sua ricerca che fonde pittura e nuove tecnologie digitali: per i suoi dipinti usa una campionatura dei suoi gesti pittorici registrati al computer che sovrappone secondo diverse combinazioni, utilizzando anche stencil. Nel gennaio scorso è già venuta a Napoli ed è rimasta colpita dalle stratificazioni pittoriche di Palazzo Degas, trovandovi analogie con i suoi lavori.

Liza Lacroix porta tre grandi tele dipinte ad olio espressione di una pittura più classica, usando però una gamma di colori ispirata proprio ai quadri di Degas. Per esporre qui a Napoli le sue opere, sempre a soggetto astratto, sperimenta un metodo che mette direttamente in contatto pittura e scultura: i quadri saranno infatti accolti in grandi scatole di legno rosso o bianco brillante. In mostra anche un'unica grande fotografia - un abbraccio - ulteriore riflessione sul suo fare arte.

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Il Mattino