Era l'autunno del 1930 quando il grande poeta Fernando Pessoa (1888-1935) cominciò a lavorare al romanzo poliziesco A boca do inferno (La bocca dell'inferno). Era...
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Pessoa non terminò mai il romanzo, che soltanto agli inizi del Duemila venne scoperto tra le sue carte. Edito prima in Portogallo, quindi in Germania e in Francia, La bocca dell'inferno è stato tradotto e pubblicato ora anche in Italia grazie a una piccola e raffinata casa editrice piemontese, la Federico Tozzi Editore in Saluzzo, che porta il nome dello scrittore senese.
Curato in modo impeccabile da Marco Pasi, docente di Storia della filosofia ermetica all'Università di Amsterdam, il volume (pagine 354, euro 20) comprende inoltre tutta la corrispondenza intercorsa fra Pessoa e Crowley, alcune poesie dei due e del giornalista Augusto Ferreira Gomes, e i documenti giornalistici relativi alla falsa morte dell'esoterista sul quale Vincenzo Consolo scrisse un bel romanzo, Nottetempo, casa per casa, uscito nel 1992.
Pessoa e Crowley si erano incontrati per la prima volta nel pomeriggio del 2 settembre 1930. Fu il giorno in cui, come nell'incipit del romanzo L'anno della morte di Ricardoo Reis di José Saramago, dedicato proprio a Pessoa e a uno dei suoi eteronimi, un piroscafo attraccò al porto di Lisbona. Ad aspettare Crowley e la sua compagna Hanni Jaeger, una giovane artista tedesco-americana, in arrivo da Southampton, sulla banchina c'era Pessoa, che da qualche tempo, dal 1929, era entrato in contatto con lui. Il viaggio in Portogallo, d'altronde, era stato organizzato dall'inglese per vedere il poeta e lavorare con lui ad alcuni progetti letterari, peraltro tutti naufragati con l'eccezione della «blague». Già nel 1917, osserva Pasi nell'introduzione, l'autore di Una sola moltitudine aveva letto un testo di Crowley, un «compendio di corrispondenze esoteriche», pur ignorando allora che l'avesse scritto lui. Certo è che per Pessoa «l'interesse per le tematiche esoteriche e occulte, in seguito non si era più spento e aveva continuato a nutrire in modo carsico la sua visione del mondo e la sua opera letteraria».
In quei giorni, anche alla luce di una violenta lite con Hanni, che decise di ritornarsene a Berlino, Crowley maturò l'idea della messinscena della scomparsa e del suicidio, per rilanciarsi e per uscire dalle strette finanziarie in cui si trovava. Chiede «a Pessoa di dargli una mano, e questi accetta». L'occultista lascia pertanto un biglietto d'addio su una scogliera, la Bocca dell'inferno appunto, vicino a Cascais, e sparisce (in realtà andò a Berlino); i giornali si buttano sulla vicenda, il giallo per diverso tempo occupa le pagine di cronaca dei quotidiani inglesi e portoghesi. Tra gli accordi con Pessoa c'era anche l'impegno di Fernando di scrivere un poliziesco, «per mantenere - dice Pasi - desto l'interesse del pubblico sull'episodio misterioso».
Nelle sue lettere Pessoa informa l'amico dell'andamento del romanzo, oltre ad alimentare sulla stampa lusitana il mistero della sparizione. Il libro, tuttavia, ricorda Pasi, «come tanti altri progetti pessoani» si arenerà «prima di arrivare al suo completamento». Ne scrisse comunque una parte sostanziosa, «abbozzando in una forma almeno preliminare tutti i capitoli previsti». Se l'esoterista era travagliato, in quei mesi, da problemi di salute, di denaro, d'amore e di oblio letterario e mondano, anche Pessoa navigava tra varie difficoltà fisiche e materiali. La loro «blague», commenta Marco Pasi, dimostra in ogni caso che «non era morto né in Pessoa né in Crowley lo spirito dello sberleffo, quella voglia irresistibile di épater le bourgeois che li aveva animati, seppur in modi diversi, per gran parte della loro vita». La pubblicazione in Italia di questo inedito testo, per merito di un piccolo editore, contribuisce a mantenere vivi il mito e il mistero di Fernando Pessoa (e di Crowley).
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Il Mattino