Non è raro oggi leggere davanti ad alcune abitazioni il minaccioso cartello in latino «cave canem» (attenzione al cane). Lo spunto originario, e spesso anche la...
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D'altra parte nei reperti archeologici si possono ancora osservare le varie rappresentazioni dei cani pompeiani a volte nell'intento di ringhiare e spaventare i malintenzionati, a volte dallo sguardo docile per accogliere gli ospiti benvenuti. Ma erano comunque animali per classi sociali elevate, per politici, commercianti o imprenditori, che li tenevano a vivere «nelle abitazioni e molti di essi erano ben curati e di bell'aspetto». L'autrice della prefazione, Rosaria Ciardiello, ricorda poi anche la presenza in letteratura e nelle arti in generale del cane pompeiano. Agli inizi del Novecento la novella per bambini The dog of Pompei diventò famosa in America tanto da farne anche un film nel 1999. E poi c'è l'opera dell'artista Allan McCollum che riproduce il calco del corpo del cane sepolto dalla lava e recuperato nella domus di Vesonius Primus. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino