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Per sempre legato a Napoli, città che gli ha dato i natali, Raffaele La Capria ha scritto e detto molto sulla sua città. «Per uno scrittore nascere a Napoli comporta sempre un pedaggio da pagare. Io, per esempio, ho scritto più d’una dozzina di libri, di questi alcuni – come Ferito a morte o L’armonia perduta – avevano Napoli come tema centrale».
La sua fu una relazione di amore odio con la città, un «litigio poetico» come lui stesso lo definì. «Uno scrittore per il semplice fatto di essere nato a Napoli viene definito “scrittore napoletano”, e l’aggettivo napoletano gli viene imposto come un marchio di fabbrica, tutto quello che scrive è made in Naples. Io però dico – senza voler nulla rinnegare della mia identità – che i miei libri, anche quando parlano di Napoli, parlano prima di se stessi, cioè di come sono scritti, e poi di Napoli. Dico che una cosa è parlare di Napoli e un’altra cosa è essere parlati da Napoli».
La Capria ha spesso reso omaggio all'isola di Capri, celebrandone la bellezza dei suoi paesaggi e non solo. «Se è vero che ci sono nel mondo isole belle come Capri, nessuna isola, nessuna al mondo può vantare una storia come quella di Capri» riferiva con orgoglio lo scrittore.
La Capria scriveva «Chi sogna si sforza di leggere le parole, se riuscirà a decifrarle avrà una risposta alle domande decisive che lo riguardano. Ma le parole non si afferrano, sono distorte, ondeggianti, viste come attraverso uno schermo d'acqua».
A noi posteri, lo scrittore napoletano lascia in eredità non solo i suoi scritti ma molte massime ed insegnamenti. Il giorno della sua scomparsa, avvenuta a 99 anni, lo ricordiamo così: «Chi sogna sa di sognare, eppure questo non lo rassicura».
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