Salone del Libro di Torino, Annalena Benini nuova direttrice: «Seguirò le orme di Lagioia nel nome di lettori e libri»

«Il Salone di Torino è il Salone dei lettori, mi sembra la cosa fondamentale da tenere sempre presente»

Annalena Benini è la nuova direttrice del Salone del Libro di Torino
A vederla girare quasi timidamente e pressoché inosservata per i padiglioni del Lingotto, tra uno e stand e l'altro delle case editrici, Annalena Benini, nuova...

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A vederla girare quasi timidamente e pressoché inosservata per i padiglioni del Lingotto, tra uno e stand e l'altro delle case editrici, Annalena Benini, nuova direttrice (da martedì) del Salone internazionale del Libro di Torino, sembra evocare i versi immortali di Dante: «Tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia, quand'ella altrui saluta». Gentile, in effetti, si presenta. Gentile e modesta, incantata come l'Alice di «Attraverso lo specchio», il tema del resto della fiera di questi giorni. Venerdì, debuttando in un pubblico incontro, davanti a una sala piena, ha detto a Nicola Lagioia, direttore uscente dopo un settennato: «Non avevo mai visto niente di simile, la costruzione di questo luogo e la passione con buoni agganci con cui tutte le persone contribuiscono è straordinaria. Penso che in futuro si potrà fare qualcosa di bello così com'è stato meraviglioso il Salone di Nicola per tutti questi anni. Con l'amore per i libri, per i lettori che siamo noi e che verranno qui. Non vedo l'ora di cominciare».

Dà persino l'aria di essere arrivata in un pianeta sconosciuto, si appresta a visitarlo in punta di piedi. Però chi la conosce bene afferma che Annalena non è affatto così, e ha un carattere di ferro. Inoltre questa signora ferrarese, nata nel 1975, conta su una buona rete parentale: nuora di Vittorio Feltri (è moglie del figlio Mattia, giornalista di «La Stampa») e nipote di Daria Bignardi. Giornalista per «Il Foglio» e scrittrice, la si considera, a torto o a ragione, vicina a Comunione e Liberazione. Sembra comunque tutt'altro che un'ingenua e accomodante signora, capitata per caso nel Paese delle Meraviglie. Lei ha sostenuto ad aprile di essere stata sorpresa della sua nomina, sebbene i tam tam torinesi e romani abbiano battuto con insistenza che il suo posto al Salone sia stato voluto da Gennaro Sangiuliano.

In ogni caso, Annalena sa come ci si comporta in società, evitando commenti alle voci. Al suo primo contatto con il pubblico del Salone, nel corso di un dialogo con Lagioia, tra i libri consigliati ha messo al primo posto l'antifascista Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, «la prima scrittrice che mi ha fatto capire che ci può essere una forma ibrida nella scrittura, forma ibrida nel senso che un romanzo non è bello solo per la storia o per i personaggi, ma perché ha qualcosa da dire». Il vero colpo da maestra, tuttavia, lo dà consigliando anche Tasmania di Paolo Giordano, cioè un libro proprio dello scrittore che avrebbe dovuto diventare direttore del Salone, ma che a un certo punto, inviso alla destra, ha preferito ritirarsi dalla corsa. 

La neo-direttrice di Librolandia, per ora, non fa proclami, aspetta correttamente che il Salone di Lagioia chiuda i battenti: «Le idee non mi mancano, ma le sto mettendo alla prova osservando questo Salone, poi comincerò a lavorare». Si limita ad aggiungere: «Deve essere il Salone dei lettori». Anche perché la Benini si racconta principalmente come «una lettrice: leggendo cerco sempre un cammino di avvicinamento alla realtà, qualcosa di simile all'innocenza ma separato dall'ingenuità, che arricchisca il mio sguardo sul mondo e mi faccia entrare in contatto con cose che non conosco». 

Vuoi per spirito cavalleresco, vuoi perché ci crede davvero, Lagioia profetizza: «Annalena sarà una grande direttrice. Datele una mano perché Torino è una piazza molto grande ma non è affatto facile, però sono certo che con lei il Salone crescerà ancora, vedrete». Annalena, intanto, snocciola elogi sulla fiera: «È una cosa immensa, di cui sono felicissima e penso che si potrà fare una cosa bella, così come è stato bellissimo, meraviglioso, il Salone di Nicola in questi anni, con l'amore per farlo, con l'amore per i libri e per i lettori. Sono qui da un po' di giorni, con Nicola ho visto il Salone che cresceva, che si costruiva. C'erano gli stand che non esistevano e dopo due ore erano allestiti. Pensavo: Non è possibile che domani mattina sia tutto pronto». Lagioia le ha dato dei consigli? «Il più importante è che il Salone di Torino è il Salone dei lettori, mi sembra la cosa fondamentale da tenere sempre presente». 

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Il Mattino