OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
“La laurea in legge era la suprema ambizione della sua vita, il suo sogno” scrive Leonardo Sciascia in Una storia semplice. Il rapporto tra il grande scrittore siciliano e la legge è cruciale, nella sua attività di romanziere: praticamente ogni opera è illuminata da riflessioni sulla giustizia, sui limiti dell’ordinamento giuridico e sulla relazione tra uomo e diritto.
Perciò è naturale che oggi siano degli uomini di legge a tornare sulle intuizioni dell’intellettuale di Racalmuto: giovedì 17 novembre, alle 10 nel dipartimento di Lettere e Beni culturali dell’università “Luigi Vanvitelli”, a Santa Maria Capua Vetere, viene presentato “Diritto Verità Giustizia. Omaggio a Leonardo Sciascia” (Cacucci editore), curato dai magistrati Luigi Cavallaro e Roberto Giovanni Conti. Il volume si avvale di contributi d’autore di giudici e ordinari di diritto: Natalino Irti con “Il giorno della civetta e il destino della legge”, “Tra diritto pubblico e diritto penale: approssimazioni a Il Consiglio d’Egitto” di Massimo Donini, “Il tenace concetto per tenere alta la dignità dell’uomo.
Il libro si conclude con uno scritto dello stesso Sciascia, concesso dalla famiglia: “La dolorosa necessità del giudicare” apparso sulla rivista “Il giudice” nel 1986. Scrive l’autore de Il giorno della civetta: “Per quanto possa apparire paradossale, la scelta della professione di giudicare dovrebbe avere radice nella repugnanza a giudicare”. Nell’introduzione i curatori spiegano le ragioni di questo approfondimento della produzione di Sciascia: “Un libro scritto da giuristi che riflettono sull’opera di uno scrittore che giurista non fu (… ) non si deve alle radici isolane che pure accomunano i curatori allo scrittore. (…) Il fatto è, piuttosto, che i curatori di questo libro hanno vissuto appieno, nella loro esperienza di giudici e cultori del diritto, la crisi della capacità ordinatrice della fattispecie legale di matrice statuale, sotto la cui ombra rassicurante avevano intrapreso i primi passi della loro formazione”.
Ed è proprio qui, scrivono, “che hanno incontrato la figura di Leonardo Sciascia e il suo inquieto confrontarsi con gli schemi di percezione propri del romanzo giallo: anch’esso nato all’insegna della fiducia nelle capacità di discernimento e rivelazione della ragione e nell’opera sciasciana ridotto invece ad espediente formale per raccontare di una società in cui la verità e la giustizia paiono diventate impossibili”.
Leggi l'articolo completo suIl Mattino