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C'è stato un tempo in cui la periferia napoletana non era soltanto un dormitorio, non faceva notizia solo come Terra dei Fuochi o per la cronaca nera. Su Facebook, ad esempio, si ricorda in questi giorni la storia di Segnali di Accelerazione, spazio occupato, allora non si usava ancora il termine «centro sociale», nell'ex Caf di via dei Mille, uno stabile ormai abbandonato da anni. La nascita, ricordano decine di fotoracconti sul social, risalirebbe al 26 novembre 1983, quarant'anni fa. Pochi giorni dopo il primo concerto, di scena Rhythmotion e Bisca, in perfetto stile Vesuwave.
Ciro Busiello, che con Raffaele Picardi e il compianto Tonino «Piccolone» di quello spazio fu tra i principali sostenitori, ricorda quella storia di controcultura partendo dalla fine: durò poco, fino al 1986, ma ha lasciato segnali tra chi c'è passato. E sono stati tanti, magari anche quelli che poi avrebbero aperto il Tien'A'Ment o Officina 99 a Napoli.
In mancanza di una storiografia ufficiale, o anche ufficiosa, non sappiamo se fu il primo centro sociale meridionale o campano, a Napoli c'era stata la brevissima esperienza di Jessica, al Vomero. «Ad Acerra, come in altri paesi dell'hinterland napoletano, alle questioni dell'invivibilità sociale e della mancanza di strutture aggregative e culturali, della disoccupazione e della diffusione dell'eroina, si aggiungeva una feroce guerra di camorra», ricorda Busiello, «servivano spazi dove ritrovarsi, per discutere, ma anche per fare. Alle spalle il retroterra dei movimenti del '77, la volontà di mettere in atto una pratica trasformativa». Giovani e militanti occuparono lo stabile, molti venivano da Autonomia Operaia, molti erano cani sciolti.
Le iniziative politiche, i dibattiti, le assemblee non mancarono, ma erano gli anni del post-punk, della new wave, del post-moderno, e Segnali di Accelerazione portava dentro tutto questo già nel nome, nel lettering, nei graffiti e nelle installazioni realizzate con materiali di scarto, oggi si direbbe di riciclo.
Segnali di Accelerazione visse circa per tre anni, riuscendo a superare un'ingiunzione di sgombero tramite una vasta rete di solidarietà che coinvolse anche la sinistra ufficiale dell'epoca, poi «le istituzioni locali, sorde a tutte le proposte di SdA, approfittando di un periodo di calo di attività, acquisirono i locali dandoli in gestione a una scuola di musica». Cosa rimane di quell'esperienza? «Per chi l'ha vissuta credo un segno indelebile. Per gli altri un insegnamento: l'azione politica non può essere disgiunta da una più generale trasformazione culturale che coinvolga la coscienza delle persone».
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