«Sotto l'albero di mandarini», il racconto di una donna che attraversò la Storia

Ecco l'ultimo libro di Maria Rosaria Selo

SHOWCASE - «Sotto l'albero di mandarini», la storia di una donna che attraversò la Storia
Lei è «magra come un filo d'erba, bianca come il latte, coi capelli neri e gli occhi chiari, ancora infantili». Se ne sta in mezzo a un migliaio di persone...

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Lei è «magra come un filo d'erba, bianca come il latte, coi capelli neri e gli occhi chiari, ancora infantili». Se ne sta in mezzo a un migliaio di persone stipate su un bastimento diretto alla «Merica longa». Tutti i suoi familiari, padre, madre, fratelli, zio, la stanno salutando da una banchina del porto di Napoli. Parte da sola. Inizia con l'anticipazione di una decisione difficile, quella di lasciare tutto e tutti per raggiungere il suo grande amore, il racconto della vita di una donna narrata nel nuovo romanzo Sotto l'albero di mandarini (Rizzoli, pagine 352, euro 18) della napoletana Maria Rosaria Selo, classe 1961, già autrice, tra gli altri, di La logica del gambero (CentoAutori, 2015) e curatrice della raccolta contro la violenza sulle donne Non una di più (Guida, 2017).

PARTONO I BASTIMENTI
In questo libro, dopo la scena della partenza, andiamo indietro di 16 anni, intorno al 1940, e vediamo la protagonista sognare, tra i vicoli della Torretta, un destino radioso guardando il mare, raccogliendo conchiglie, intonando motivi inventati. È ingenua, è piena di aspettative, non ha paura di combattere per realizzarsi. Vuole emergere, e questo desiderio l'accompagnerà per tutte le pagine. «C'erano volte in cui immaginava di vedere apparire una sirena all'orizzonte, con la coda d'argento e la voce ammaliante. Le dava il respiro, il mare, quello che ora le mancava mentre cercava luce tra i panni stesi su funicelle che andavano da un edificio all'altro. Le lenzuola volavano al vento di ottobre. Sembravano bandiere di guerre perdute, vele di nave che non si stacca dal porto», scrive la Selo.
Scoppia la guerra, la vita della ragazzina, come quella di tutti i napoletani, gira attorno al suono delle sirene che annunciano i bombardamenti, alla fuga nei ricoveri, alla fame. «In quei mesi lei impara che nella vita le cose importanti sono due o tre al massimo. L'amore, la dignità e l'onestà. Il resto è una perdita di tempo e di energie».

LA CITTÀ CONTRO I NAZISTI
Prende parte alle Quattro giornate di Napoli, o almeno ci prova, ma è piccola per imbracciare un fucile e i carri armati tedeschi la spaventano. Appena può scappa a casa, ma prima descrive la temerarietà di «un'armata di femminielli di San Giovanniello», alle spalle di piazza Carlo III, fatto storico realmente accaduto.
Finisce la guerra, e la sua unica speranza è di poter proseguire negli studi dopo le elementari. «È disciplinata, si impegna ed è certa che, con un'adeguata conoscenza, si sarebbe sollevata dal fango». La svolta arriva con l'incontro di un ragazzo: bello, ricco, che parla arabo, inglese, francese, portoghese, dipinge, suona la chitarra, ama la storia antica e l'archeologia.

L'AMORE PROIBITO
Le due famiglie non vedono di buon occhio l'unione, i loro ragazzi devono sposarsi con qualcuno dello stesso ceto sociale. Ma lei e lui si frequentano lo stesso, poi lui va in Sud America per guadagnare di più e dopo un lungo silenzio l'invita a raggiungerlo e, come un cerchio che si chiude, torniamo alla scena iniziale. Ma a Rio de Janeiro, siamo nel '55, lontano da casa e con una suocera arcigna che cerca di mortificarla ad ogni occasione, la nostra protagonista dovrà affrontare ancora tante prove prima di capire che cosa significa veramente diventare grandi. Solo allora la decisione di tornare a Napoli da donna fatta.

LA POESIA E LA PELLE


Maria Rosaria Selo usa con sapienza il napoletano italianizzato, ormai una lingua narrativa vera e propria e non solo in letteratura, lo stile è scorrevole, pur con qualche cedimento a svolazzi eccessivamente poetici (come quando «le nuvole piangono»), ma l'intreccio riesce a essere coinvolgente. Sullo sfondo c'è la storia di formazione di una ragazza che, prima di capire come gira il mondo e perdere l'ingenuità, prova tutto sulla sua pelle: una vicenda che in alcuni tratti coincide con la pelle di Napoli, sia pur rappresentata con meno truculenza rispetto a quella spietata di Malaparte.
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Il Mattino