«Tramonti di cartone», tre autori per un viaggio appassionato in Africa

«Tramonti di cartone», tre autori per un viaggio appassionato in Africa
Una volta la si sarebbe definita una miscellanea. E qualcuno, con forma mentis da latinista, l’avrebbe inserita tra le “saturae”, che nella letteratura degli...

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Una volta la si sarebbe definita una miscellanea. E qualcuno, con forma mentis da latinista, l’avrebbe inserita tra le “saturae”, che nella letteratura degli antichi romani, citando la “satura lanx”, quel piatto misto che mescolava primizie, andavano a indicare un genere (teatrale e letterario) che univa vari registri, artistici ed espressivi. È così il volume “Tramonti di cartone”, a firma di Marcello Affuso, Valentina Bonavolontà e Giulia Verruti, presentato il 22 gennaio alla Feltrinelli e salutato da un buon bagno di folla. Una galleria di arti varie: la poesia di Affuso, i brani delle due coautrici, le illustrazioni di Federica Crispo e le fotografie di Erica Bardi. Una carrellata di linguaggi, ordinati secondo criteri che sono chiari agli autori e che il lettore può solo divertirsi a ipotizzare.


Forse il richiamo tematico. Come avviene all’inizio tra un lirica di Affuso, “Lampare” e un testo della Verruti, “Albeggiare”. Oppure l’assonanza, suggerita anche nel titolo da una delle prime poesie, “Allitterazione”, che potrebbe essere l’ideale stanza in cui dialogano il brano della Bonavolontà “Rischiando di vivere” e un’altra lirica, “Nuovi incontri”. Ma sono, si diceva, ipotesi, probabilmente gratuite, ma non per questo illegittime. Perché il rapporto da instaurare con un lavoro di questo tipo dà libertà al fruitore, aperto al viaggio e alla consultazione causale, assecondando la suggestione del momento. Perciò l’appassionato di viaggio potrà rispecchiarsi in “Instancabile Africa” con cui la Bonavolontà ringrazia il Continente nero (“Per tutte le tracce di felicità intorno a me”, “Per tutte le notti insonni e piene di pensieri”), mentre chi ama i versi godrà nel delibarli in “Baracche”, “Sulle tue piccole gote di aprile e sulle rughe di gomiti”, e chi non scappa dai chiaroscuri potrà saziarsi leggendo, della Verruti, “Riflessioni di una nottambula allo specchio” e “Non mi fa paura stare nell’ombra”.


Questo per le parole. Ci sono anche immagini, tuttavia, a chiudere il percorso e a commentare ogni testo. Colpisce l’illustrazione “Montauk” (Crispo), che descrive perfettamente a matita l’addio di due amanti; e lo scatto "Nascondino" della Bardi, una bella figura di ragazza che si lancia in una corsa verso il tramonto di Napoli. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino