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Non è semplice scrivere un libro sul mestiere di scrivere, eppure una marea di libri del genere affollano le librerie con pochissimi risultati utili e moltissimi inutili, e a volte si ha un moto di rifiuto verso cose tipo Come scrivere un romanzo di successo, L’arte di scrivere per divertirsi, Come diventare scrittori in 3 giorni, La scrittura terapeutica del sesso, Lo scrittore professionista e via con titoli vanamente ironici o vanamente seri. Così, appena mi sono trovato davanti a un libro intitolato Il difficile mestiere di scrivere, la mia prima reazione è stata di noia: poi, ho visto che l’autore era Norman Mailer e ci ho ripensato un po’; poi ho visto che lo aveva scritto intorno agli 80 anni, e ci ho ripensato un altro po’; poi ho letto una frase, e ancora ci ho ripensato; e infine l’ho aperto, un po’ come un dovere verso Mailer e un po’ con lo snobismo di chi dice «eh, pure lui ci è caduto», ed è successo.
Cosa è successo? Soltanto che leggevo e non riuscivo a staccarmi, andavo avanti e tutto mi appariva primario, ciò venuto dal desiderio di dire le cose come sono, e mentre a un rigo stavo per dire ecco il narcisismo di Mailer, nel rigo successivo mi dovevo ricredere, e così ho letto d’un fiato fino a ora di cena le prime 150 pagine, continuando nella serata e finendo le 450 pagine qualche ora fa: dispiaciuto di essere stato avido, come accade quando leggi un romanzo bello e non vuoi fermarti, e però vorresti che durasse ancora. Il fatto è che Mailer, oltre a essere l’autore di romanzi famosi come Il nudo e il morto e Il canto del boia o come il magnifico Un sogno americano o come il miglior romanzo in assoluto su Hitler che è Il castello nella foresta, è un raffinato scrittore di saggi che vanno dalla letteratura alla società alla politica alla biografia: e in questo suo Il difficile mestiere di scrivere è come se, usando materiali già scritti e materiali nuovi, tutti gli aspetti del Mailer scrittore si fondessero in una leggerezza fatta di profondità.
Ecco allora che fin dalla prima pagina siamo attirati dal tono autobiografico, dove Mailer racconta del sé stesso che seguì corsi di scrittura all’università un po’ per caso e che poi si accorse che voleva scrivere, voleva solo scrivere: e entriamo nel racconto di come il giovane Norman scrisse un romanzo mai pubblicato e migliaia di pagine, di come venne fuori Il nudo e il morto e soprattutto del grande travaglio che gli costarono il secondo e il terzo libro. In queste pagine l’ottantenne Mailer mette a profitto una acuta capacità critica, uno sguardo ormai distaccato ma anche una sorta di ritorno al furore e ai dubbi e alle passioni del giovane Norman, che ci si accorge non sono affatto sopite nel vecchio Norman, in un cortocircuito in cui si ha la netta sensazione di uno scrittore che sta inseguendo la verità sulla scrittura senza fare sconti a sé stesso ma anche senza giocare all’ipocrita modesto, e non si riesce a staccarsi dal racconto delle revisioni del Parco dei cervi, che cambiano radicalmente il libro: perché come in un romanzo noi vediamo letteralmente il giovane Mailer mentre si droga, mentre prende i medicinali per calmarsi e poi per eccitarsi e poi per calmarsi e così via, e lo seguiamo come un personaggio vero e proprio.
Ma tutto il libro è così: la biografia di Mailer «personaggio» privato e pubblico è adoperata per dare suggerimenti su come si possa sopravvivere a editori e editor, su come funzionino i generi letterari e cosa siano i best-seller, su come scrivano gli autori che lo hanno influenzato, sul perché la generazione nata prima del 1930-35 sia anch’essa colpevole dell’abbassamento del livello della letteratura anni Duemila, del perché «Ultimo tango a Parigi» non funzioni, su come e perché siano illuminanti Tolstoj o Cechov o Faulkner o Hemingway. Insomma, grazie agli dèi della letteratura, Il difficile mestiere di scrivere, inedito in Italia e ora ben fatto da La nave di Teseo, è tutt’altro che uno scialbo manuale per scrittori fasulli o neo-qualcosa: ma è un affascinante racconto di Mailer su sé e sul mondo degli scrittori, un romanzo da cui ci arrivano una serie di semplici e acute verità e un gran piacere della lettura. Infine, una citazione, che Mailer definisce giustamente un regalo «Datemi un grande romanzo che alla prima lettura non vi abbia un po’ affaticato. Un grande romanzo è pervaso da una coscienza che ci risulta nuova. Dobbiamo assimilare questa nuova coscienza prima di poter apprezzare l’opera». Forse è impossibile dire di più con meno parole su cosa siano il romanzo e la letteratura.
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Il Mattino