Da Acerra ad Angri, la protesta dei lavoratori de La Doria: traffico in tilt

Sit in di protesta dei lavoratori alla Doria di Angri
Da Acerra ad Angri per scongiurare la chiusura della loro fabbrica prevista a settembre prossimo. Una cinquantina di operai della “Doria”, l’azienda che ad...

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Da Acerra ad Angri per scongiurare la chiusura della loro fabbrica prevista a settembre prossimo. Una cinquantina di operai della “Doria”, l’azienda che ad Acerra produce oltre 50 milioni di barattoli di sughi pronti, sono in presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di Angri. Traffico in tilt sulla via nazionale davanti alla sede principale del gruppo Doria che controlla ben 7 stabilimenti di cui alcuni fuori regione, anche se il blocco degli operai non è totale ed a oltranza. 


Sessantasette dipendenti fissi più altrettanti stagionali e con un indotto che dà occupazione ad altri 100 lavoratori, nessuna aria di crisi, nè cassa integrazione, ma la proprietà vuole comunque chiudere lo stabilimento di Acerra rilevato tre anni fa e delocalizzare la produzione a Parma. Sono stati annunciati ben 114 milioni di investimento, ma la metà sarà indirizzata verso gli opifici di Fisciano, Sarno e Fisciano. Rispedite ieri mattina  ai mittenti, Comune e Regione le offerte di nuovi terreni e di finanziamenti per la realizzazione di uno stabilimento più grande e moderno in grado di abbassare i costi di produzione. «Vogliamo essere ricevuti dagli amministratori perché Lo stabilimento di Acerra deve vivere e noi non ci stiamo ad essere ricollocati a gruppi negli altri siti industriali del gruppo», spiega Aniello Consales, operaio del direttivo regionale della Cgil.

Una delegazione di manifestanti ed i sindacalisti della Rsu di Acerra sono stati ricevuti dai dirigenti aziendali. È stata confermata l’intenzione di dismettere lo stabilimento di Acerra, ma nel contempo in azienda si stanno comunque valutando le proposte avanzate da Regione e Comune per scongiurare la delocalizzazione dell’attività produttiva fissata per il prossimo settembre. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino