L’unica cosa certa è che l’impegno a correggere i conti resta. Non lo ha messo in discussione nemmeno Matteo Renzi, riconoscendo alla direzione Pd, in presenza...
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Questa circostanza favorevole, se si concretizzerà, lascia tuttavia al ministero dell’Economia un compito impegnativo: sostituire almeno una parte di quello 0,09 per cento di Pil (1,5 miliardi nella valutazione originaria) che, come garantito alla Commissione europea nelle due lettere del ministro, dovrebbe essere recuperato con aumenti di accise e altre imposte indirette. Il ritocco politicamente più indigesto, e quindi se possibile da rimuovere per primo, sarebbe quello della benzina, mentre il prezzo delle sigarette è forse un po’ meno sensibile ma lascia anche minori spazi finanziari. Un contributo potrebbe arrivare anche da una revisione di quelle imposte di bollo rimaste ferme per molti anni: si tratta però sempre di entrate. In ogni caso volendo ridurre al minimo la voce accise le strade possibili sono due: o ampliare la quota di entrate che deve invece arrivare dal contrasto all’evasione fiscale o andare direttamente sui tagli di spesa, che nell’impostazione già abbozzata della manovrina avevano un valore pari a circa 800 milioni.
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Il Mattino