Roma. Il salvataggio di Popolare Vicenza e Veneto Banca consentirà di «salvaguardare l'occupazione, i risparmi di 2 milioni famiglie e l'attività di...
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L'operazione ha ricevuto ieri l'approvazione anche dall'agenzia di rating Moody': «È positiva per Intesa, aumenterà l'attuale base di clienti». In particolare, la cessione di asset prevede «un perimetro segregato» che esclude i crediti deteriorati, le obbligazioni subordinate emesse, nonché partecipazioni e altri rapporti considerati poco funzionali all'acquisizione». Il pacchetto comprende crediti in bonis ad alto rischio per circa 4 miliardi, con diritto di Intesa di retrocessione nel caso entro il bilancio 2020, degenerassero in sofferenze o inadempienze probabili. Quanto al ristoro dei piccoli risparmiatori detentori di bond subordinati, Intesa stanzierà 60 milioni. Al resto dei rimborsi penserà il Fondo interbancario (circa 240 milioni), secondo gli stessi criteri utilizzati per le quattro banche. Passeranno a Intesa le partecipazioni in Banca Apulia e Banca Nuova, in Moldavia, Croazia e Albania e quelle in Sec servizi, Servizi Bancari, bond senior (11,8 miliardi), raccolta indiretta per 23 miliardi, circa 900 sportelli in Italia e 60 all'estero, circa 9.960 persone in Italia.
L'esborso per lo Stato sarà di circa 4,8 miliardi. Di questi, 3,5 rappresentano il contributo pubblico cash a copertura degli impatti sui coefficienti patrimoniali, esentasse, da aggiungere a 1,285 miliardi di contributo pubblico cash a copertura degli oneri connessi all'acquisizione: riguardano tra gli altri la chiusura di circa 600 filiali e l'applicazione del fondo di solidarietà per l'uscita volontaria di 3.900 persone del gruppo. Per Bankitalia «non è un regalo» a Intesa, e nemmeno un salasso per lo Stato e i contribuenti. La liquidazione ordinata è «un'operazione necessaria» e «nel rispetto delle regole» per evitare «uno choc sanguinoso» per il sistema bancario, i risparmiatori e l'economia. Alla fine lo Stato «potrebbe anche guadagnarci». Ne sono convinti i vertici di via Nazionale, a partire da Panetta che ha fatto da regista anche rispetto all'Europa, fino al capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo. I 17 miliardi circolati come il costo per lo Stato «non esistono» dice Panetta. Lo Stato, sottolinea, ha un esborso di 4,8 miliardi e si impegna con garanzie per 12 miliardi difficilmente attivabili a fronte però di un attivo, composto da crediti e partecipazioni «capiente» che, grazie a una gestione paziente della Sga, potrà restituire risorse. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino