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«La dimensione dell'impulso espansivo dei provvedimenti che il Governo programma con la manovra è significativamente più ampia di quella misurata dalla variazione dell'indebitamento netto; si può valutare che essa sia dell'ordine di circa 2 punti percentuali del Pil in media all'anno nel prossimo biennio». È la stima resa nota da Eugenio Gaiotti, capo del dipartimento Economia e statistica della Banca d'Italia, in audizione sulla manovra davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Nel 2023, ha aggiunto, l'impatto sarà invece pari a 1,3 punti.
«Da un lato la crescita è stata superiore alle atterse e questo indica che la nostra economia conserva una significativa capacità di recupero, tuttavia la recrudescenza della pandemia e le necessarie misure restrittive si stanno ripercuotendo sull'economia, in Italia è in corso un indebolimento dell'attività economica, secondo la nostre indagini nel quarto trimestre è plausibile una flessione del Pil, anche se decisamente più contenuta della primavera ed è probabile che il risultato anno risulti in linea con quanto previsto, ma nel 2021 la ripresa sarà più lenta».
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Le prospettive economiche sono «a rischio a breve termine», ha ribadito Gaiotti, stimando nel quarto trimestre dell'anno una contrazione, «anche se di ampiezza lontana da quella primaverile.
Sull'assegno unico introdotto con la manovra a partire da luglio prossimo «andranno definiti sulla base di una attenta valutazione dei profili di efficienza e di equità». Andrà in particolare valutata «l'opportunità di contenere gli effetti di disincentivo all'offerta di lavoro che potrebbero derivare dall'utilizzo dell'Isee come indicatore per quantificare l'ammontare del beneficio e la possibilità di correggere la penalizzazione per i figli dei nuclei familiari numerosi beneficiari del Reddito di cittadinanza, con il quale l'assegno sarà congiuntamente erogato» ha poi sottolineato Gaiotti.
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