Prestiti Coronavirus, lettera di Bankitalia alle banche in ritardo: lentezze non legate a capitale e liquidità

Prestiti Coronavirus, lettera di Bankitalia alle banche in ritardo: lentezze non legate a capitale e liquidità
Ritardi sui prestiti, Via Nazionale scrive alle banche. La Banca d'Italia ha inviato «una comunicazione a un gruppo di banche che presentano un numero di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Ritardi sui prestiti, Via Nazionale scrive alle banche. La Banca d'Italia ha inviato «una comunicazione a un gruppo di banche che presentano un numero di erogazioni» di prestiti garantiti «in rapporto alle richieste ricevute inferiore al valore mediano del sistema» dove chiede «di attivarsi rapidamente per rimuovere eventuali cause di ritardo imputabili a loro carenze». Lo afferma il responsabile della vigilanza di Banca d'Italia Paolo Angelini in audizione alla Commissione d'inchiesta.


«Nella lettera chiediamo informazioni sulle cause dei ritardi, pur sottolineando la loro piena autonomia nella decisione di concedere o meno i finanziamenti». Dalle prime evidenze, spiega Angelini, i ritardi «non sono legati al capitale o alla liquidità» delle banche ma a una serie di fattori temporanei quali l'organizzazione, l'elevato numero di domande, le norme e le difficoltà della pandemia. 

«Anche le banche saranno colpite dalla crisi», alcune «simulazioni non sono rassicuranti», ha poi detto Angelini. «Una perdita del 9% del Pil quest'anno» spiega riferendosi alle stime della stessa Banca d'Italia «non potrà non incidere sulle imprese e, a catena, sulla banche che sono esse stesse imprese».
Leggi l'articolo completo su
Il Mattino