BRUXELLES - «Quando ci si trova al buio si procede a piccoli passi, non si corre, ma ci si muove». Con queste parole Mario Draghi ha sintetizzato la svolta della banca...
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La prima mossa è questa: la Bce ha spostato dall'estate di quest'anno al 2020 il momento in cui potrebbe aumentare i tassi di interesse ufficiali. «Abbiamo deciso di lasciarli invariati e continuiamo ad attenderci che si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino alla fine del 2019», ha dichiarato alla stampa il presidente della Banca centrale europea. È la nuova forward guidance, l'indicazione prospettica sulle intenzioni future della Bce. La seconda mossa, conseguenziale alla prima, è lo slittamento della fine del programma di reinvestimento dei capitali rimborsati sui titoli in scadenza detenuti dalla Bce. Questo avverrà «per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà ad alzare i tassi di interesse di riferimento, e in ogni caso finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario».
La terza mossa riguarda la reintroduzione delle aste Tltro: ci sarà una nuova serie di operazioni di rifinanziamento trimestrali delle banche da settembre 2019 fino a marzo 2021, ciascuna con scadenza a due anni. Obiettivo, preservare condizioni favorevoli del credito bancario e l'ordinata trasmissione della politica monetaria. Le banche potranno ottenere finanziamenti per un importo pari a fino il 30% dello stock di prestiti idonei al 28 febbraio 2019 con tasso indicizzato al tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali per la durata di ciascuna operazione. L'obiettivo è far affluire il credito a imprese e famiglie.
La quarta mossa riguarda la conferma che le operazioni di rifinanziamento continueranno a essere condotte mediante aste a tasso fisso con piena aggiudicazione dell'importo richiesto finché ciò sarà necessario e almeno fino alla fine del periodo di mantenimento delle riserve che avrà inizio a marzo 2021. Le decisioni della Bce sono state prese all'unanimità e si capisce il motivo: il rallentamento della crescita preoccupa non poco anche i falchi desiderosi di ritirare al più presto il superaccomodamento monetario durato anni (nel quarto trimestre 2019 la Germania ha evidenziato una crescita a quota zero). I governatori Bce sono «coesi», ha tenuto a precisare Draghi. L'analisi dell'andamento dell'economia è preoccupata. Le nuove proiezioni Bce ribassano la crescita del pil nell'Eurozona all'1,1%, -0,6% rispetto a tre mesi fa; nel 2020 +1,6% contro l'1,7% precedente.
Tra i fattori che stanno indebolendo l'economia dell'area euro Draghi ha indicato il rallentamento cinese e le tensioni commerciali, ma non solo. Ha indicato anche «fattori specifici ad alcuni settori e paesi, come l'auto in Germania, e fra questi fattori c'è sicuramente l'Italia». I paesi con un debito pubblico elevato, ha detto, «devono procedere nella ricostituzione di margini di manovra nei conti pubblici». Vale per l'Italia innanzitutto. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino