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Undici giorni. Tanto resta al governo per evitare la definitiva abolizione del mercato tutelato per l’energia elettrica. A partire dal 12 dicembre si dovrà procedere con l’indizione delle aste tra gli operatori che si divideranno i pacchetti di clienti, con un sistema a turno unico per ciascuna delle 26 aree in cui è stata divisa l’Italia. Un iter a cui però il governo, nella consapevolezza che gli aumenti impatterebbero su circa 10 milioni di italiani a partire dal prossimo 1 aprile (a qualche settimana dal voto per le elezioni Europee), vuole provare a porre un freno.
L’idea è prendere più tempo «diluendo» l’impatto della misura. E quindi, spiega una fonte al vertice del governo, «fermo restando le date» dettate da Bruxelles per le gare, «evitare che si entri in un regime incomprensibile per gli italiani». In altri termini si proverà a spiegare alla Commissione europea che, in questo momento, gli italiani non sarebbero in grado di comprendere la portata del cambiamento. «Il rischio è che se da un giorno all’altro e senza alcun preavviso arriva una bolletta da un’azienda diversa a quella a cui è abituato da anni, un cittadino semplicemente la strappi».
Urge quindi almeno una campagna di informazione che è anche un modo come un altro (si attendono aggiornamenti a strettissimo giro) a cui sta lavorando il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto per poter poi puntare ad una soluzione, più o meno strutturale. Facile solo a dirsi. Il rischio è quello di compromettere i rapporti con Bruxelles dato che la fine del mercato tutelato è tra gli obiettivi del Pnrr.
LA VICENDA
La vicenda agita quindi molti, specie all’interno della maggioranza.
L’OPPOSIZIONE
L’altro fronte dello scontro è con le opposizioni, soprattutto con il Partito democratico. «Cinque milioni di famiglie che rischiano di vedersi aumentare le bollette. Noi diciamo no alla tassa Meloni sulle bollette, il governo sta cercando di non prorogare il mercato tutelato» ha detto Elly Schlein scatenando l’ira di FdI. «Il Pd, nei precedenti governi Conte II e Draghi, e prima ancora con Gentiloni, ha imposto la fine del mercato tutelato al punto tale da inserirlo nel Pnrr con la misura M2C2-7» ha tuonato il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, rimarcando come «l’unico gruppo parlamentare ad opporsi al passaggio al mercato libero è stato quello di Fratelli d’Italia».
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