Bollette, stop al mercato tutelato: si pensa alla mini-deroga per la campagna informativa agli utenti

La trattativa con l’Ue dei ministri Pichetto e Fitto

Stop al mercato tutelato, si pensa alla mini-deroga. «Va spiegato agli utenti, ora campagna di informazione»
Stop al mercato tutelato, si pensa alla mini-deroga. «Va spiegato agli utenti, ora campagna di informazione»
di Francesco Malfetano
Mercoledì 29 Novembre 2023, 23:47 - Ultimo agg. 1 Dicembre, 12:05
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Undici giorni. Tanto resta al governo per evitare la definitiva abolizione del mercato tutelato per l’energia elettrica. A partire dal 12 dicembre si dovrà procedere con l’indizione delle aste tra gli operatori che si divideranno i pacchetti di clienti, con un sistema a turno unico per ciascuna delle 26 aree in cui è stata divisa l’Italia. Un iter a cui però il governo, nella consapevolezza che gli aumenti impatterebbero su circa 10 milioni di italiani a partire dal prossimo 1 aprile (a qualche settimana dal voto per le elezioni Europee), vuole provare a porre un freno.

L’idea è prendere più tempo «diluendo» l’impatto della misura. E quindi, spiega una fonte al vertice del governo, «fermo restando le date» dettate da Bruxelles per le gare, «evitare che si entri in un regime incomprensibile per gli italiani». In altri termini si proverà a spiegare alla Commissione europea che, in questo momento, gli italiani non sarebbero in grado di comprendere la portata del cambiamento. «Il rischio è che se da un giorno all’altro e senza alcun preavviso arriva una bolletta da un’azienda diversa a quella a cui è abituato da anni, un cittadino semplicemente la strappi». 

Urge quindi almeno una campagna di informazione che è anche un modo come un altro (si attendono aggiornamenti a strettissimo giro) a cui sta lavorando il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto per poter poi puntare ad una soluzione, più o meno strutturale.

Facile solo a dirsi. Il rischio è quello di compromettere i rapporti con Bruxelles dato che la fine del mercato tutelato è tra gli obiettivi del Pnrr. 

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LA VICENDA

La vicenda agita quindi molti, specie all’interno della maggioranza. Così se Fratelli d’Italia - pur dicendosi pronta ad intervenire se ci sarà il modo - pone l’accento sul fatto che lo stop al mercato tutelato è stato sottoscritto da tutti i partiti eccetto che da loro, la Lega dal canto suo continua a chiedere che si trovi una soluzione. Il vicepremier, Matteo Salvini, già martedì aveva parlato di «errore» di cui discutere con la Commissione europea, per provare a iscrivere un nuovo punto nella rimodulazione degli accordi legati al Pnrr. Ieri invece è stato un altro esponente di punta del Carroccio a sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda. «Il dl Energia poteva essere un veicolo, ci era stato chiesto di ritirare l’emendamento in passato con l’ipotesi di poterlo inserire o nella legge di Bilancio o in questo decreto qui. Non c’è neanche in questo veicolo, qualsiasi decreto può essere utile», ha spiegato infatti il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari. Modalità con cui Forza Italia sarebbe idealmente d’accordo e, pur dichiarando di non voler esasperare i toni («Chiedete a Salvini» ha detto ieri Antonio Tajani) lascia trapelare una certa irritazione per «l’iper-garantismo europeo» del ministro Raffaele Fitto che assieme all’azzurro Pichetto gestisce il dossier. Proprio a Fitto del resto spetta il mandato di portare avanti (anche) questa trattativa con Bruxelles, consapevole che chiedere di intervenire su un obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza già saldato nella terza rata non è cosa da poco perché aprirebbe nuovi fronti di scontro da qui al 2026. 

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L’OPPOSIZIONE

L’altro fronte dello scontro è con le opposizioni, soprattutto con il Partito democratico. «Cinque milioni di famiglie che rischiano di vedersi aumentare le bollette. Noi diciamo no alla tassa Meloni sulle bollette, il governo sta cercando di non prorogare il mercato tutelato» ha detto Elly Schlein scatenando l’ira di FdI. «Il Pd, nei precedenti governi Conte II e Draghi, e prima ancora con Gentiloni, ha imposto la fine del mercato tutelato al punto tale da inserirlo nel Pnrr con la misura M2C2-7» ha tuonato il capogruppo alla Camera Tommaso Foti, rimarcando come «l’unico gruppo parlamentare ad opporsi al passaggio al mercato libero è stato quello di Fratelli d’Italia». 

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