Campania, export record: la mozzarella «sfonda» nel Regno Unito e in Francia

Campania, export record: la mozzarella «sfonda» nel Regno Unito e in Francia
Sei mesi - guerra compresa - di commercio estero lanciano la Campania a un nuovo record a fine anno: tra 16 e 17 miliardi di euro a fine anno, cinque/sei miliardi in più...

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Sei mesi - guerra compresa - di commercio estero lanciano la Campania a un nuovo record a fine anno: tra 16 e 17 miliardi di euro a fine anno, cinque/sei miliardi in più rispetto al 2019 (che resta sempre il riferimento come anno pre-covid). I dati - diffusi dall'Istat - intanto raccontano che l'export del primo semestre è cresciuto a 8,2 miliardi di euro (27,8%), mentre l'import è volato a 10,7 miliardi (43,5%) con il contributo determinante di una serie di prodotti impiegati dall'industria manifatturiera locale (prodotti siderurgici, metalli di base e preziosi), cioè da produzioni che poi in parte riprendono la via dell'estero, in parte quella dei mercati nazionali.

Questi dati mettono in luce anche la rinnovata vivacità di settori ritenuti sconfitti dalla competizione globale: complici i nuovi indirizzi della politica industriale cinese, meno sensibile ai settori del tessile-abbigliamento, la svalutazione dell'euro nei confronti del dollaro, alcune mosse azzeccate della politica di promozione italiana all'estero e anche una curiosa dinamica sulle scorte nel periodo del Covid, abbigliamento, tessuti, prodotti in cuoio e calzature hanno avuto performance inimmaginabili riprendendo con facilità tutti i livelli (e in alcuni casi andando oltre) del 2019.

Per la Campania conta ancora e pesa la tradizione produttiva e la capacità industriale del settore e l'importanza di creare marchi, come quelli dei franchising retail, che hanno permesso di cogliere queste opportunità.

Non diversa è stata la performance del settore alimentare: le conserve - secondo prodotto più importante nel commercio estero campano - valgono un miliardo e benché considerate un prodotto maturo hanno avuto una robusta crescita a due cifre (21,1%), così come i prodotti da forno (440 milioni e il 40% in più rispetto al primo semestre del 2021) o i prodotti delle industrie casearie (dov'è censita la mozzarella di bufala) cresciuti del 30 per cento. Francia, Germania, Regno Unito e Spagna sono i maggiori consumatori di mozzarella tutti con volumi in crescita (il Regno Unito ha quasi triplicato rispetto al 2020). In Francia la mozzarella ha superato il consumo di Camembert già dal 2021 e uno di quei cibi cult tanto che Tf1, il principale canale d'oltralpe, le ha dedicato un approfondimento lo scorso agosto nel tg delle 20, il più seguito nel paese.

Primo prodotto dell'export sono i medicinali (che si contendono negli anni la leadership con gli aerei e le conserve): ne sono stati esportati per 1,2 miliardi con la curiosità che ben 934 milioni sono finiti in Svizzera (primo paese dell'export campano con un miliardo, evidentemente condizionato dai farmaceutici). Si dovrebbe trattare - la gran parte di quelli finiti in Svizzera - di semilavorati. Cioè - come suggerisce una fonte informata che opera nel settore - di molecole o altri componenti che poi la potente industria farmaceutica svizzera assembla in farmaci più «composti».

Oltre i livelli pre-Covid si è riportata anche l'industria aeronautica e spaziale che manda i suoi prodotti per il 70% tra Stati Uniti e Ue. Molto positivo è stato anche l'export delle apparecchiature di cablaggio e dei componenti elettronici.

Un'occhiata, infine, alla federazione russa. Anzitutto la Russia storicamente non ha mai rappresentato un grande mercato sia per la Campania sia per l'Italia (nonostante la vulgata): l'import prima delle sanzioni della guerra in Ucraina (ma con quelle per l'annessione della Crimea) erano l'1,20% del totale e si sono ridotte allo 0,30; ancora meno significanti le esportazioni: su 100 euro di export campano a Mosca - prima della guerra - andavano 60 centesimi, ridotti a 40 cent con l'inizio delle operazioni belliche: si tratta di prodotti - benché non sottoposti all'embargo - del sistema moda-casa, ma nemmeno tutti perchè le calzature e il cuoio sono comunque cresciuti. Per fare un paragone nell'Ue va il 43% dell'export, negli Usa va il 17% e nel Regno unito quasi il 10. 

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Il Mattino