OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Erano poco più di 15 mila prima del Covid, adesso sono molti di più. Circa trentamila rider circolano ora per le strade delle città italiane semivuote per effetto del virus: macinano anche più di tremila chilometri al mese, in auto, scooter, bicicletta e persino sui monopattini in affitto, consegnando in media una trentina di pasti al giorno. Non importa lo stato della curva dei contagi: in discesa o in salita che sia, loro sono sempre in prima linea, all’ora di pranzo e poi a cena. In un mese guadagnano in media oltre duemila euro, al netto delle spese per la benzina, l’assicurazione contro le malattie e le tasse.
Paghe da manager in erba che hanno convinto molti di loro a continuare lungo questa strada anche dopo che la prima ondata si era conclusa, perché sotto il profilo dei guadagni oggi fare il rider non solo non è male, ma ti permette anche in certi casi di risparmiare e mettere da parte una discreta somma, da reinvestire in futuro in un mutuo o in un corso di riqualificazione professionale. Insomma, se prima questo era un lavoro per soli studenti o quasi, oggi il business delle consegne a domicilio ha conquistato anche liberi professionisti caduti in disgrazia e costretti a reinventarsi a causa dell’emergenza. Chiamatela pure rider economy.
Nicolò Montesi è il presidente del sindacato autonomo Anar, Associazione nazionale autonoma dei rider, effettua consegne di pasti a domicilio già da due anni e non ha nessuna intenzione di smettere in futuro: «Il 2020 è stato l’anno dei rider, da mestiere occasionale è diventato una professione a tutto tondo, senz’altro faticosa ma gratificante sotto il profilo economico.
Oggi quelli che fanno i rider come primo lavoro sono in crescita costante, l’età media è aumentata visibilmente come anche il numero di ore lavorate. L’Osservatorio nazionale di Just Eat offre una fotografia del digital food delivery in Italia aggiornata al 2020. Dall’ultima indagine condotta dall’osservatorio emerge che «il 2020 ha rappresentato per il mercato del digital food delivery un anno di svolta con una crescita significativa che lo ha portato a rappresentare tra il 20 e 25 per cento dell’intero settore del domicilio e ad affermarsi anche come essenziale agli occhi degli italiani». Nei mesi di lockdown il mercato si è espanso notevolmente arrivando a servire tutte le città con più di 50 mila abitanti e il 66 per cento degli italiani, ovvero circa 40 milioni di persone. Stando ad alcune ricerche interne alle aziende del settore, il food delivery ha rivestito per il 90 per cento dei consumatori un servizio essenziale in occasione delle chiusure anti-contagio. I clienti del food delivery più attivi sono i Millennials insieme alla Generazione Z. Ordinano soprattutto pizza, hamburger e sushi.
Leggi l'articolo completo suIl Mattino