BRUXELLES - Nel momento in cui dà un piccolo segnale di avvicinamento a una stretta rispetto alla politica monetaria superaccomodante condotta finora, la Bce guarda con...
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Sul piano delle indicazioni ai mercati, Draghi conferma che c'è una valutazione più positiva dell'andamento dell'economia (con la stima di crescita del pil rialzata di un decimo di punto percentuale al 2,4% quest'anno), tuttavia c'è anche la conferma della «necessità di un ampio grado di stimolo monetario» perché l'inflazione deve «ancora mostrare segnali convincenti di una protratta tendenza al rialzo». Però, ecco la novità, è stato eliminato dal comunicato finale qualsiasi riferimento alla possibilità di aumentare gli acquisti di asset nel caso in cui le condizioni finanziarie dovessero peggiorare. Una decisione che è stata subito interpretata come un segno di ulteriore sganciamento dal quadro ultra-accomodante. Subito dopo è arrivata la precisazione di Draghi: questa scelta presa all'unanimità «guardava a quanto avvenuto da quando abbiamo introdotto quella frase nel comunicato Bce a inizio 2016, quando le condizioni erano molto diverse» da quelle attuali.
Non si tratta, dunque, di un cambiamento della comunicazione al mercato, poiché vale la conferma dell'impegno a mantenere i tassi sui livelli attuali ben oltre l'orizzonte della fine degli acquisti di titoli pubblici e privati e della possibilità che il quantitative easing possa essere esteso oltre settembre se necessario. Le Borse europee hanno apprezzato (Milano ha chiuso a +1,15%).
In mattinata il vicepresidente della Commissione Ue responsabile dei conti pubblici, Valdis Dombrovskis, aveva avvertito l'Italia: la valutazione sul «rispetto della regola del debito» è previsto per maggio, per allora «faremo anche la valutazione anche degli sforzi aggiuntivi chiesti all'Italia». Ma «è presto per saltare a conclusioni sul bilancio», perché prima bisogna vedere i dati del pil 2017 e il possibile effetto trascinamento sul 2018.
Il caso italiano, con il suo carico di incertezze per tutta l'Eurozona, è rimbalzato più volte nel corso della giornata e in particolare durante conferenza stampa al termine della riunione dei governatori delle banche centrali che ha lasciato invariati i tassi. In successione è stato chiesto a Draghi un commento sul voto, se fosse preoccupato dell'eventualità che l'Italia possa decidere di allontanarsi dal patto di stabilità e del fatto che metà del paese si è schierato a favore di partiti che contestano l'euro. Premettendo che i governatori non hanno discusso del voto italiano, Draghi prima ha detto che «la reazione dei mercati all'esito delle elezioni è stata limitata come avvenuto in altre occasioni». Aggiungendo poi che l'instabilità politica può avere un impatto sulla fiducia e conseguentemente sull'andamento dell'economia. Poi ha ricordato che «la stabilità di bilancio è di importanza cruciale soprattutto per i paesi che hanno un elevato livello di debito pubblico».
Infine ha sintetizzato così il suo punto di vista sul consenso ai partiti critici o anti moneta unica: «L'euro è irreversibile». E nella dichiarazione finale, la Bce ribadisce che «l'espansione sempre più solida e generalizzata spinge a ricostituire margini di manovra nelle finanze pubbliche e ciò è particolarmente importante per i Paesi in cui il debito pubblico resta elevato». È uno stop alla briglia sciolta sui conti pubblici. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino