OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
La situazione richiede, in assenza di elementi risolutivi che pervengano a breve da un giudizio definitivo da parte della magistratura, il commissariamento dell’Ente che eviti l’esplodere di una situazione di dissesto economico-finanziario».
La Fondazione Enasarco, uno dei maggiori enti assistenziali privati del Paese (raccoglie l’adesione delle varie tipologie di agenti di commercio), è entrata in un vortice pericoloso. Paralizzata da mesi da una lotta intestina fra lo schieramento guidato da Confindustria e Confcommercio e quello espressione di Confesercenti, Anasf, Confartigianato, Federagenti, è in pratica priva di organi di vertice che possano assumere decisioni e ora vede compromessa non solo la governance ma anche la solidità del patrimonio: oltre 5,2 miliardi tra immobili e cespiti vari.
IL DIKTAT FINALE
La Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti di previdenza, nella seduta del 17 novembre, ha infatti approvato una risoluzione che suona come diktat finale anche rispetto all’ultimo pronunciamento del Tribunale civile di Roma, che con procedura d’urgenza aveva emesso un’ordinanza con la quale attribuiva i tre posti del consiglio oggetto della disputa allo schieramento guidato da Confesercenti assistito da Guido Alpa e Andrea Zoppini. «Lo stallo gestorio per l’impossibilità di nomina e di regolare funzionamento del consiglio di amministrazione della Fondazione, l’allarmante e crescente contenzioso in corso presso la magistratura e le preoccupanti criticità di natura gestoria non potranno che portare l’Ente in una grave situazione di disavanzo economico-finanziario», avverte la Commissione nel documento di fine indagine.
IL VERTICE DIMEZZATO
Su tutta la vicenda pesano le preoccupazioni del collegio sindacale che, riunito il 6 ottobre, nella sua relazione fa riferimento a episodi relativi ai primi di agosto dove la Commissione elettorale, in funzione di una nota del ministero del Lavoro, approvava a maggioranza l’elezione dei 3 posti vacanti indicati da Confindustria e veniva convocato un cda ad hoc per il 10 agosto. Ma in contemporanea sette consiglieri denunciavano con due lettere irregolarità e illegittimità nelle procedure della Commissione elettorale. Nel cda svoltosi lo stesso giorno, sei consiglieri, dopo aver ribadito le critiche, lasciavano la seduta, e questo atteggiamento lo hanno mantenuto anche in molti board successivi e soprattutto hanno impugnato sistematicamente le decisioni presi dagli 8 membri sui 15. La fondazione si viene così a trovare «in una grave incertezza operativa», denuncia la Commissione. Di qui la raccomandazione dei sindaci «di operare con massima cautela nelle determinazioni che possono incidere gravemente sul patrimonio».
Leggi l'articolo completo suIl Mattino