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A muoversi sono state le ambasciate in Italia. Olanda e Danimarca interessate alle opportunità offerte dalle Zes, le zone economiche speciali collegate ai sistemi portuali delle otto regioni del Mezzogiorno. La richiesta di informazioni arrivata all'Agenzia per la Coesione che coordina il lavoro dei Commissari straordinari di governo. Oggetto, possibili investimenti di industrie dei due Paesi nordici sulle fonti energetiche rinnovabili, indiscutibile ricchezza del Sud in termini di solare ed eolico. Qualche mese fa i primi contatti, decisiva l'entrata in funzione dello Sportello unico digitale che azzera di fatto i tempi delle autorizzazioni per chi vuole realizzare nuovi insediamenti industriali nel perimetro delle Zes o allargare quelli già esistenti.
La sburocratizzazione made in Sud tira, com'era prevedibile, anche fuori confine avvicinando almeno potenzialmente l'area più debole d'Europa ai capitali stranieri. Novartis, la multinazionale del farmaco, la prima a cogliere l'occasione utilizzando le opportunità procedurali introdotte per le Zes per realizzare un nuovo investimento a Torre Annunziata. Ma anche Amazon si è guardata intorno per cercare tutte le possibili economie di scala per l'annunciato (ma finora non ancora localizzato) nuovo centro di smistamento dei suoi prodotti al Sud: la pista della Basilicata, che fino a due anni fa sembrava molto credibile, sembra essersi arenata ma forse non definitivamente. In ballo ci sono 2.200 posti di lavoro, il colosso di Jeff Bezos ci sta ragionando da tempo considerata la strategicità dell'area meridionale. Affidate agli sviluppatori del progetto le trattative, il dialogo ancora aperto. In ogni caso, il segnale dell'interesse verso il sistema Zes sembra ormai decisamente in crescita.
La conferma da Milano dove di Zone economiche speciali e delle loro prospettive si è parlato in una delle sessioni del primo Festival del management organizzato da Sima alla Bocconi. Confermata la forte accelerazione degli ultimi mesi, il rilascio delle autorizzazioni per nuovi investimenti da parte dei commissari di governo non è ormai limitato a poche Zes. «Non avrei mai immaginato che a soli sei mesi dal rilascio della prima Autorizzazione unica in Italia per un'area di 30mila metri quadrati nell'area Asi di Pianodardine in provincia di Avellino l'investitore interessato (la Bacotrans, ndr) avrebbe ultimato i lavori del nuovo sito, già pronto ormai a partire», rivela con una certa emozione Giuseppe Romano, commissario delle Zes della Campania e della Calabria.
Di sicuro il modello organizzativo inizia a fare breccia dopo anni di indifferenza o, peggio, di evidente e giustificato scetticismo (sono passati 5 anni dalla legge istitutiva delle Zone speciali). Dice Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria e presidente del Consiglio delle Regioni dell'Associazione, con delega al Mezzogiorno: «Le Zes, i crediti d'imposta e le procedure semplificate per le autorizzazioni, al pari delle altre misura previste per il Sud e confermate dall'attuale governo, dal Bonus Sud alla decontribuzione per le imprese meridionali, non possono più essere considerate come dei favori alla parte più disagiata del Paese: sono una strategia complessiva, una scelta politica su cui Confindustria si è molto spesa, nella consapevolezza che l'Italia non può procedere ancora a doppia velocità. Far crescere il Sud significa far crescere il Paese senza dover ricorrere all'infinito alla politica degli incentivi».
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