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La riforma del Fisco arriva in Consiglio dei ministri. Nemmeno il tempo di chiudere le urne delle elezioni amministrative, che da Palazzo Chigi è arrivata una doppia convocazione: prima la cabina di regia e, subito a seguire, il Consiglio dei ministri. Tutto in una giornata, quella di oggi. La moratoria che Mario Draghi aveva concesso ai partiti in vista delle elezioni è finita, il percorso delle riforme legate al Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, riprende.
La delega sul Fisco, oggi sarà volutamente generica. Indicherà gli obiettivi, ma poi lascerà la scrittura della riforma ai decreti attuativi. E si tratterà di una riforma «condivisa». Per i decreti attuativi saranno costituiti dei tavoli di esperti del settore e saranno coinvolte le parti sociali, sindacati e imprese. Questo permetterà di arrivare oggi all’approvazione di un testo che possa andare bene a tutte le parti politiche. Anche sulle questioni più spinose, come quella del catasto. Pure in questo caso verrà delineata la riforma che porterà al superamento dei vani e all’introduzione del criterio dei metri quadri. Gli immobili in futuro saranno distinti in due sole categorie, ordinari e speciali. Ma la revisione delle rendite sarà rimandata nel tempo. Per il resto la riforma sarà di sistema, dunque omnicompresiva. Si andrà dall’Irpef all’Iva, dall’Ires alle detrazioni fiscali. L’imposta sul valore aggiunto è la novità dell’ultima ora. Sul tavolo ritornano le rimodulazioni di aliquota, ossia i passaggi di alcune categoria da uno scaglione all’altro per rendere il sistema più omogeneo.
Per quanto riguarda la principale tassa sul reddito, l’Irpef appunto, dovrebbe essere introdotto il cosiddetto “sistema duale” proposto nella relazione finale delle Commissioni parlamentari.
Nella delega, comunque, sarà rivisto l’intero sistema della riscossione e sarà potenziata la lotta all’evasione fiscale. Alcune indicazioni sulla traiettoria che verrà seguita sono già arrivate nella relazione presentata dal ministro Daniele Franco in Parlamento. La vera novità sono i poteri più incisivi di riscossione per gli evasori più incalliti, poi è previsto un giudice speciale per la giustizia tributaria a tempo pieno (oggi solo onorario), infine estensione di 18 mesi per il pagamento delle rate scadute (oggi all’1 settembre). Questa è la bozza della Risoluzione della Commissione finanze che impegna il governo a varare la riforma delle riscossione. Come si legge nel testo del provvedimento, il Parlamento affida all’esecutivo di dare armi più affilate all’agente della riscossione per bloccare e recuperare l’evasione perpetrata da quei contribuenti che lo fanno in modo sistematico. Non è un caso che il testo parli di “recidiva”, ovvero si riferisce a coloro che nel tempo sfuggono alle maglie del fisco. Altra novità anche sul fronte del giudice tributario che oggi è un estraneo all’amministrazione e retribuito sulla base delle sentenze emesse talvolta senza avere le necessarie competenze per trattare contenziosi di importi rilevante. Nella riforma, invece, si prevedono concorsi ad hoc e l’istituzione di un vero e proprio ruolo dei giudici che verranno assunti a tempo pieno.
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