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Gli italiani che versano imposte a beneficio non solo di se stessi ma in favore anche degli altri sono pochi: appena 14 ogni 100 contribuenti. Mentre un contribuente su due paga poco o nulla di Irpef. L’Italia che emerge dal rapporto Itinerari previdenziali appena diffuso dall’Inps smentisce, dati alla mano, l’ipotesi semplicistica del Nord che aiuta il Sud. Tuttavia nelle analisi riportate ci sono non pochi passaggi che insistono nell’alimentare tale pregiudizio.
Ma stiamo ai fatti. I contribuenti Irpef in Italia sono 41,5 milioni (dichiarazioni 2022 su redditi 2021) ma oltre dieci milioni non sganciano neppure un centesimo di Irpef. Gli altri, quelli che pagano, versano nel complesso 189 miliardi di Imposta sui redditi. L’Inps, nella sua analisi, utilizza la soglia dei 35mila euro di reddito lordo per identificare il buon contribuente, cioè quello per usare un linguaggio tecnico, che ha un residuo fiscale negativo, cioè versa più tasse rispetto ai servizi che riceve. I dati certificano che sopra tale soglia c’è il 14% dei contribuenti (5,8 milioni) che versano il 62% dell’imposta. Nulla di scandaloso, sia chiaro: è ovvio che un contribuente con un reddito medio o elevato paghi più imposte ma resta il dubbio forte se l’86% che paga poco o nulla di Irpef sia tutto effettivamente a basso reddito o se non ci sia una elevata evasione.
Il punto è che quell’86% di contribuenti che versa poco non coincide banalmente con il Mezzogiorno.
Dalla lettura del report Itinerari previdenziali, l’osservatorio presieduto dall’economista Alberto Brambilla, emergono però pillole che sembrano scritte per alimentare tensioni territoriali, persino contro Roma, accusata di beneficiare della presenza del Vaticano. Quando si parla di Italia si legge: «Siamo un Paese di poveri: il 47% degli italiani non ha redditi e di conseguenza vive a carico di qualcuno». Ma se ci si sofferma sul Mezzogiorno la valutazione cambia e la povertà del Sud diventa “apparente”: «Quanto esposto - si legge - descrive un Paese spaccato con il Nord sviluppato, un Centro che gli si avvicina trainato dal Lazio rafforzato dalle istituzioni politiche, internazionali e vaticane e un Sud, “apparentemente” povero; che così però non è se si considerano ad esempio i consumi totali regionali raffrontati al Pil che sono disallineati rispetto ai redditi». Però i dati sui consumi certificano una spesa mensile per famiglia di 3.051 euro in Lombardia e 1.839 in Calabria.
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