Flat tax, ecco perché le aliquote al 15% e al 20% premiano i redditi più alti

Flat tax, ecco perché le aliquote al 15% e al 20% premiano i redditi più alti
A parte l'ingente copertura finanziaria tutta da trovare, sono due i nodi che il governo dovrà affrontare nel mettere a punto la cosiddetta flat tax sull'Irpef, che...

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A parte l'ingente copertura finanziaria tutta da trovare, sono due i nodi che il governo dovrà affrontare nel mettere a punto la cosiddetta flat tax sull'Irpef, che in realtà è un sistema basato su due aliquote (15 e 20 per cento). Il primo punto riguarda la struttura del nuovo prelievo, che per sua natura garantisce vantaggi in proporzione più sostanziosi a coloro che dispongono di redditi alti: i circa 900 mila contribuenti che nel 2016 avendo un imponibile al di sopra dei 75 mila erano sottoposti da un'aliquota marginale del 43 per cento passerebbero al 20 per cento, mentre la loro aliquota media (ossia l'incidenza effettiva dell'imposta versata) che oggi è tra il 30 e il 40 per cento - salvo i pochi redditi altissimi - scenderebbe ad un livello comunque inferiore al 20 per cento. Invece una quota di contribuenti a reddito medio-basso che oggi versa già meno del 15 per cento magari grazie a detrazioni e deduzioni potrebbe rischiare addirittura un aggravio pur tenendo conto della deduzione-base di 3 mila euro per ogni componente del nucleo familiare pensata per assicurare la progressività.

 
Per risolvere questa criticità il progetto della Lega prevedeva una sorta di clausola di salvaguardia, ovvero la possibilità di applicare il precedente regime Irpef in caso questo risultasse più vantaggioso: un assetto del genere però non andrebbe in direzione della semplificazione.

Proprio la deduzione connessa alla situazione familiare pone il secondo problema: l'Irpef infatti è calcolata sul reddito di ciascun contribuente, mentre con questo meccanismo di fatto risulterebbe determinante quello familiare. E ciò contrasta con una precisa sentenza della Corte costituzionale (la numero 179 del 1976) che aveva messo al bando l'allora vigente cumulo dei redditi tra coniuge, in ossequio al principio per cui la capacità contributiva è del singolo cittadino (articolo 53 della Costituzione).


In ogni caso se il governo decidesse di avviare già dal prossimo anno anche la riforma fiscale per le persone fisiche, potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di iniziare ad accorpare le attuali cinque aliquote, portandole a tre o a quattro come gradino intermedio. Oppure, soluzione cara allo stesso Siri, potrebbe lo schema a due aliquote potrebbe essere applicato in prima battuta alle famiglie con 2-3 figli. Ma qui si porrebbe subito la questione di costituzionalità appena ricordata. Bisognerà comunque aspettare che nuova i primi passi il ministro dell'Economia Tria per conoscere la sua opinione in materia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino