La Campania tira il Mezzogiorno. Forse non è una novità in assoluto ma dalle indiscrezioni che hanno preceduto la diffusione dei dati Istat sul Pil delle macroaree...
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Un miracolo, se si considera che appena pochi giorni fa, il rapporto annuale sempre riferito al 2016 di Bankitalia non era stato altrettanto ottimista: crescita modesta, economia in affanno, sviluppo non così esaltante. Chi ha ragione? In attesa di verificarlo attraverso l'analisi Istat (il dato sul Pil del Mezzogiorno dovrà comunque tener conto del risultato della Campania) si può ragionare per indizi. Che, oggettivamente, indicano una dinamica decisamente più sprint in Campania rispetto allo scorso ano. È qui che si concentra ben il 30% del totale nazionale dei contratti di sviluppo firmati nel corso del 2016. Spiega Amedeo Lepore, assessore regionale alle Attività produttive: «Parliamo di investimenti privati, fatti cioè dalle aziende, pari a 1,5 miliardi di euro e ad una cinquantina di progetti». E ancora: degli interventi di rilancio previsti in 231 aree di crisi censite in Italia, ben 119 sono targati Campania. Dice Lepore: «Parliamo in questo caso di finanziamenti destinati a piccole e medie imprese fino a un massimo di 1,5 milioni ad azienda. Lo stanziamento complessivo è fissato in 80 milioni, pochi rispetto all'ammontare necessario pari a 550 milioni. Ma la disponibilità della giunta guidata dal presidente De Luca ad irrobustire la propria quota di risorse c'è ed è una garanzia per tutte le richieste presentate».
Insomma, al capitolo Pil contribuirebbero soprattutto gli investimenti privati supportati da fondi di rotazione e risorse regionali. La tesi è convincente anche perché proprio ieri tra la Regione e il ministero dello Sviluppo è stato siglato il documento che recepisce il modello operativo dei contratti di sviluppo, già approvato a suo tempo dalla giunta De Luca. «Sono in ballo 325 milioni di incentivi e 150 milioni li mettiamo noi come Regione Campania. Anche in questo caso, come per il sostegno alla decontribuzione per i nuovi contratti di lavoro, siamo la Regione all'avanguardia: non a caso saranno i ministri De Vincenti e Calenda a presentare nei prossimi giorni questa intesa», spiega Lepore.
Già, ma una crescita di queste dimensioni dovrebbe in qualche modo «vedersi». Ovvero, non solo mettere d'accordo gli esperti e gli indicatori più importanti (l'occupazione, ad esempio) ma anche corroborarsi di ricadute altrettanto forti. Un segnale in questa direzione arriva anche dal credito d'imposta, scattato alla metà del 2016 e riservato solo alle imprese del Mezzogiorno: dopo le opportune modifiche chieste da Confindustria, il sistema avrebbe dato risposte importanti. Lo stesso sarebbe avvenuto anche per il superammortamento ma in questo caso il dato non conta ai fini 2016 dal momento che la misura in questione è scattata solo quest'anno.
Sprint o non sprint, è sicuramente vero che molto epr il Sud potrebbe arrivare dall'attuazione del decreto Mezzogiorno, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. Non è un caso che ministri (Calenda e De Vincenti), sottosegretari (Bellanova) e uomini politici vicini alla maggioranza ne abbiamo evidenziato la portata. «L'istituzione delle Zes, ad esempio - spiega ancora l'assessore Lepore - è per ora solo al Sud, Campania e Calabria per intenderci, le uniche che hanno varato le opportune delibere. È stato stabilità tra l'altro nel decreto che la governance verrà affidata ad un comitato composto dai rappresentanti di Regione, Autorità portuale, ministeri della Coesione e delle infrastrutture. Un organismo agile in grado di essere subito concreto». Nel decreto c'è anche una misura forse poco gettonata in fase di presentazione ma decisamente utile: la possibilità di finanziare la ricollocazione di lavoratori che hanno perso il posto nelle aree di crisi. Dice Lepore: «In Campania sono decine di migliaia di lavoratori interessati, fino al 2018 sarà possibile continuare a verificare spazi di riassunzione con la necessaria copertura finanziaria».
Sul dato del Pil della Campania anche Adriano Giannola, presidente Svimez concorda (e si sa che spesso l'Associazione ha visto lungo a proposito della crescita o della crisi del Mezzogiorno): «Confermo che anche per noi la crescita della Campania è superiore al 2% nel 2016. Lo desumiamo dai dati raccolti con il nostro rigoroso metodo scientifico per il Rapporto 2017 che anticiperemo a fine luglio. Abbiamo ricostruito i valori relativi a consumi, investimenti e quant'altro può garantire un risultato affidabile: ebbene, sono proprio gli investimenti privati nell'industria a correre, a differenza di quello che accade nella Pubblica amministrazione, le cui risorse al Sud sono invece drammaticamente calate». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino