Lavoratori digitali, il piano per attrarre cervelli al Sud

Il ministro Urso: «Dall'automotive al packaging il futuro passa per l'indipendenza dal gas russo»

Il ministro Adolfo Urso
Si può ridurre il divario anche incentivando i navigatori digitali a restare al Sud, terra di antiche e dolorose migrazioni, ora anche tecnologiche. O a venirci,...

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Si può ridurre il divario anche incentivando i navigatori digitali a restare al Sud, terra di antiche e dolorose migrazioni, ora anche tecnologiche. O a venirci, dimostrando che combattere lo spopolamento o la fuga dei cervelli con le armi più moderne a disposizione (smart working in testa) non è una battaglia persa.

Ci sta pensando il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Alfredo Urso, che ne parla con la consueta chiarezza al Festival Euromediterraneo di Napoli organizzato dal Quotidiano del Sud diretto da Roberto Napoletano. Parlando del cantiere legislativo per delineare la nuova politica industriale italiana dei prossimi 12 mesi, Urso annuncia che «un provvedimento riguarderà il Mezzogiorno per cogliere le novità dell'economia globale e digitale e incentiverà i lavoratori digitali a risiedere nel nostro Paese. Si chiamerà: "Lavora nel mondo e vivi in Italia".

Oggi è possibile farlo per sempre più numerose imprese e settori professionali». Sarà un "provvedimento specifico", chiosa il ministro, convinto che il 2023 sarà l'anno decisivo per riscrivere le regole della politica industriale europea: «Non solo sui veicoli leggeri o pesanti, ma anche su tutti i dossier che sono stati esaminati sempre con una visione ideologica di rispetto ambientale», spiega. E aggiunge: «Non mettiamo in discussione gli obiettivi, ma con quali tempistiche e modalità si raggiungono». Dall'automotive al packaging, l'Italia vuole spingere l'Europa a non rimanere schiacciata tra Usa e Cina, ragiona Urso secondo il quale il nuovo scenario energetico che vede il Sud e il Mediterraneo centrali per tutto il continente e l'Africa sempre più decisiva per l'approvvigionamento delle materie prime, rafforza ulteriormente questo impegno.


«A fine anno taglieremo ogni dipendenza dal gas russo e l'Europa si rifornirà sempre più dal Sud», insiste Urso che ricorda come la flessibilità nell'utilizzo delle risorse europee in discussione con la Commissione vuol dire che l'Italia è pronta «a diventare il polmone energetico dell'Ue». Una scelta non solo di opportunità geopolitica ("Il nuovo asse di sviluppo europeo è Sud-Nord"), ma anche di politica industriale, quest'ultima la vera scommessa da vincere («Manca dai tempi delle Partecipazioni Statali», dice Urso che ricorda come la riforma degli incentivi dovrà riordinare una giungla nella quale oggi convivono «229 diversi incentivi nazionali e 1757 regionali, spesso tra di loro contraddittori»). In questa prospettiva il rilancio del Ponte sullo Stretto, deciso dal governo Meloni, è un passaggio obbligato: «Ora ci sono tutte le condizioni economiche per poterlo fare perché il Mediterraneo è cambiato. L'ampliamento del canale di Suez porta sempre più navi mercantili nel nostro mare. L'augurio nostro è che si fermino sulle coste italiane invece che raggiungere le regioni del nord passando dallo Stretto di Gibilterra», dice il ministro del Mare Nello Musumeci. E un coro di consensi arriva anche dal mondo dell'impresa: «Va fatto il prima possibile» dice, ad esempio, Flavio Cattaneo, vicepresidente esecutivo di Italo spa.

Di sicuro l'impatto occupazionale dovrebbe essere significativo per il Mezzogiorno sul cui orizzonte però, ricorda opportunamente il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni, continuano ad addensarsi le nuvole sul rischio di non riuscire a utilizzare le risorse del Pnrr. «Oggi l'aspetto principale è riuscire ad assorbire questa straordinaria quantità di risorse del Pnrr che - secondo le nostre stime - porterà il Pil del Mezzogiorno dal 22 al 23,5% facendo segnare un passo avanti notevole. Ma serve uno sforzo straordinario - sottolinea Gentiloni -, in larga parte collegato al capitale umano e alle nostre università».

Il Sud dei ritardi infrastrutturali, del gap occupazionale e del digital divide resta, dunque, la via obbligata per lo sviluppo (non solo la crescita) del Paese. E la sfida energetica in atto lo conferma: «Degli oltre 21 miliardi di euro di investimenti previsti dal Piano di sviluppo di Terna, più del 35% riguardano il Sud dice Stefano Donnarumma, Ad di Terna -. Le prime tre regioni in termini di investimenti sono la Sicilia, la Puglia e la Campania. Tra le nostre principali opere che coinvolgono il Sud c'è il Tyrrhenian Link, il collegamento sottomarino dei record (oltre 2.100 metri di profondità) a 500 kV e 1000 MW di potenza che unirà la Sicilia alla Campania e alla Sardegna. Un intervento infrastrutturale strategico per il sistema Paese, Terna investirà per quest'opera oltre 3,7 miliardi di euro».

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Il Mattino