Il governo non arretra e non cambia l'impostazione della prossima manovra, che sfiora i 40 miliardi, nonostante la pioggia di critiche sulla scommessa gialloverde su crescita...
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A pronunciarsi entro la fine di ottobre, saranno intanto Moody's e Standard & Poor's e dalla stessa maggioranza c'è chi, come il leghista Alberto Bagnai, non esclude che possa arrivare il temuto downgrade. I due vicepremier si mostrano comunque spavaldi con Luigi Di Maio che vede come «un bene» che chi ha promosso i governi precedenti ora bocci quello del cambiamentò. Mentre per Matteo Salvini «l'unica promozione» che interessa è quella delle imprese pronte, a suo dire, a «garantire migliaia di assunzioni» con la revisione della legge Fornero. Pensioni e reddito di cittadinanza restano il piatto forte della manovra e imprimeranno insieme, nei numeri presentati da Tria in Parlamento, la metà della maggiore crescita prevista per il 2019, 0,3 punti in più sullo 0,6 previsto. Il resto verrà dai maggiori investimenti (0,2%) e dal blocco degli aumenti Iva (un altro 0,2%) oltre che da incentivi e spese indifferibili, neutralizzati in parte (0,4%) dal peso delle coperture. La legge di Bilancio prevede infatti interventi per 36,7 miliardi, per 22 miliardi dall'extra-deficit, confermato al 2,4% il prossimo anno, e per gli altri, le coperture, da tagli di spesa per 6,9 miliardi e aumenti di entrate per altri 8,1, tra la classica lotta all'evasione, i proventi una tantum della pace fiscale, una sforbiciata alle tax expenditures (non sulle famiglie) e la cancellazione di Iri e Ace per le imprese. Tria si presenta alle Camere e tiene il punto, il lavoro dei tecnici del Mef e sostenendo che gli istituti di previsione hanno utilizzato «informazioni parziali e obsolete, alla luce delle scelte di politica economica del governo». La volatilità dei mercati, sempre nervosi anche se lo spread si è un pò raffreddato (a 293 punti base), non deve «offuscare» le valutazioni e le stime di crescita che restano comunque prudenziali. Recuperati ritmi soddisfacenti dell'andamento del Pil, peraltro, si potrà anche anticipare il ritorno sul percorso di aggiustamento dei conti, secondo le regole europee.
Nello snocciolare i numeri però, ancora una volta il governo inciampa: al titolare di via XX settembre che indica le coperture per la flat tax per gli autonomi in 600 milioni il primo anno (c'è da coprire il solo mancato gettito Iva) Salvini replica rapido che le risorse sono 1,7 miliardi, salvo poi cercare di chiudere l'incidente con una nota congiunta in cui si parla di un miliardo e sette di media a regime.
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Il Mattino