Roma. Un taglio del carico contributivo di 4 punti, a partire dal 2018, da suddividere tra lavoratori e azienda. Ecco lo schema che ha in mente il governo per cercare di imprimere...
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La tabella di marcia sarà messa a punto ad aprile con il Documento di economia e finanza che servirà ad indirizzare all'Europa il messaggio che le riforme non si sono fermate. In particolare, da una parte le imprese beneficerebbero di un taglio netto di 2 punti di costo del lavoro, dall'altra i lavoratori potrebbero scegliere di incrementare del 2% la loro busta paga (dovrebbero però pagare l'aliquota marginale Irpef su tale incremento) oppure di devolvere la stessa somma alla previdenza integrativa (deducendola dall'imponibile Irpef).
A differenza di quanto accade con gli attuali sgravi, la riduzione dell'aliquota non verrebbe fiscalizzata ovvero il suo finanziamento non sarebbe posto a carico del bilancio pubblico per mantenere immutati i versamenti di contributi validi a fini pensionistici , ma determinerebbe una riduzione effettiva dei versamenti contributivi e, dunque, nello schema contributivo, una pensione di importo proporzionalmente ridotto. L'aliquota contributiva a carico del datore di lavoro scenderebbe dal 23,81 al 21,81%, mentre quella versata dal lavoratore passerebbe dal 9,19 al 7,19%. Per realizzare questa operazione, il ministero di Via XX Settembre ipotizza una copertura di 320 milioni di euro. Il calcolo è presto fatto: i tecnici stimano circa 400 mila nuove assunzioni il prossimo anno.
E, considerando una retribuzione media in ingresso di 20 mila euro lordi, ci sarebbe un taglio pro-capite di contributi di 800 euro. Ovviamente, negli anni successivi, la copertura necessaria salirebbe per effetto dell'affacciarsi sul mercato di nuove classi di lavoratori ma nell'impianto messo a punto si valuta il fatto che, con l'aumento dell'Irpef pagata dai neo-assunti, buona parte del provvedimento si autofinanzierebbe. Per dare una ulteriore spinta alla fase iniziale del progetto, ambienti di governo caldeggiano una versione ancora più incisiva del taglio contributivo ipotizzando l'esonero contributivo, almeno per il primo anno, in favore dei neo-assunti.
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